48 ore in Val Pusteria: una valle a misura di bambino.

Lo confesso: pur sciando fin da piccola, non ho mai amato particolarmente la montagna, ultimamente, però, mi sto ricredendo. Forse è perché ho tanto bisogno di relax, di silenzio, di spazi infiniti e natura incontaminata.

Da tempo volevo fare una vacanza in Val Pusteria, incuriosita dai tanti racconti, letti o ascoltati da amici o conoscenti, ricchi di entusiasmo per questa valle, di certo disegnata da una mente innamorata degli uomini e, in particolare, dei bambini.

Lo scorso maggio il mio desiderio è stato esaudito. La nostra non è stata proprio una vacanza ma una fuga di sole 48 ore per festeggiare il mio compleanno e quello di Teo.

Di più non era possibile fare e ci siamo goduti comunque questi due giorni in un posto meraviglioso, dove mi piacerebbe ritornare presto, magari in autunno, che dicono sia la stagione più affascinante, che enfatizza di più, con i suoi colori caldi, la meraviglia di questi luoghi.

Condivido, con questo post, qualche dritta se pensate ad un fine settimana in queste zone. Non si tratta, ovviamente, di una guida esaustiva, ma solo di una piccola raccolta di suggerimenti family oriented (e non solo).

La Val Pusteria è una valle alpina situata tra l’Alto Adige ed il Tirolo Orientale.
Questa stretta valle è percorsa dalla ferrovia e dalla strada statale della Pusteria. Entrambe attraversano paesi noti come Brunico, Dobbiaco e San Candido e, quasi sempre, parallelamente alla strada e alla ferrovia (gratuita per chi soggiorna nelle strutture ricettive della valle!!!), scorre anche una lunga pista ciclabile, nota come Pusterbike, adatta anche alle famiglie con bambini piccoli perchè si caratterizza per molti percorsi su strada asfaltata, senza particolari difficoltà tecniche, con un chilometraggio limitato e un basso dislivello in salita.

Dove alloggiare

Noi abbiamo soggiornato a Casteldarne, vicino Chienes, in questo residence (prenotato all’ultimo) e ci siamo trovati bene, tuttavia dovessi tornare preferirei spostarmi un po’ più verso il centro valle, verso Valdaora o Villabassa, due graziosi paesi a misura d’uomo, dove grandi e piccini possono divertirsi con tante attività nella natura e rilassarsi in un ambiente incontaminato.

La ricettività è, senza dubbio, uno dei punti di forza della valle e, più in generale, del Trentino: anche senza soggiornare in hotel a 4 stelle, accoglienza, attenzione all’ospite e pulizia sono garantiti praticamente ovunque. Per un’offerta completa di hotel e alloggi potete consultare questo sito.

Cosa vedere

Non basterebbero due settimane per vedere tutte le belezze della Val Pusteria.

Vi scrivo sotto i posti che siamo riusciti a visitare in due giorni, con particolare attenzione alle esigenze di Teo e al suo divertimento.

1) Il parco Kinderwelt – Mondo Bimbi a Valdaora di Sopra.

È un angolo di paradiso in mezzo alla natura, inaugurato nel 2015. Si tratta di un parco giochi naturale, ad accesso libero e gratuito tutti i giorni della settimana, costruito in un bosco meraviglioso, sotto alberi altissimi che regalano ombra e refrigerio anche nelle giornate estive più calde.

Mondo Bimbi è suddiviso in 3 aree: il bosco magico, i giochi d’acqua e il percorso di arrampicata. Nel bosco magico troverete casette sospese e altri giochi divertenti; nella zona dei giochi d’acqua stagni, dighe, mulinelli e trivelle.

Qui ci sono anche le due vere attrazioni del parco: il Maxiscivolo e il Miniscivolo, il primo è lo scivolo più lungo dell’Alto Adige con i suoi 60 metri; il secondo vanta una lunghezza di 13 metri ed è accessibile anche ai bambini sotto i 10 anni, non accompagnati.

Non vi dico la gioia di Teo, non voleva più venir via e anche noi ci siamo cimentati nella discesa. Altro che gli scivoli dei parchetti delle nostre città!

Vi lascio la mappa del parco qui sotto, il percorso è accessibile ai passeggini, motivo in più per le famiglie di sceglierlo come meta per una bella passeggiata o per farci una scappata veloce durante una gita al lago di Braies o al Plan de Corones.

2) Il parco Kurpark a Villabassa.

A Villabassa (premiato come il “Comune dei bambini” che ospita anche il primo villaggio benessere Kneipp für mich® in Italia) sorge questo meraviglioso parco, dove abbiamo passato tutta la mattinata del secondo giorno, prima della gita pomeridiana al lago di Braies.

Il Kurpark è considerato, a ragione, uno dei più bei parchi della Valpusteria, con attrazioni e giochi per bambini di tutte le età.

Troverete altalene, scivoli, percorsi avventura, ponti tibetani, sabbiere con ruspe, laghetti con animali e addirittura un percorso salute. L’ingresso è assolutamente libero e gratuito, solo il percorso benessere è a pagamento ad un prezzo davvero irrisorio (se ricordo bene intorno ai 2/3 euro). Anche questo parco è accessibile con il passeggino ed è dotato di tavoli e panche in legno per i picnic.

3) Il lago di Braies

Il lago di Braies è una meraviglia per gli occhi per il colore delle sue acque e per il panorama che racchiude. È terribilmente fotogenico e, per questa ragione, super fotografato, con scorci che lasciano senza fiato e angolini bellissimi.

A piedi, durante la bella stagione, si può percorrere l’intero giro del lago, della durata di circa un’ora; con il passeggino, invece, è possibile fare solo metà percorso a causa delle molte scalette lungo la sponda est.

L’unica delusione è stata trovare chiuso l’imbarchino, probabilmente non era ancora stagione. Peccato perché avrei tanto voluto fare un giretto su una delle romantiche barchette di legno.

Cosa comprare

Ogni vallata dell’Alto Adige ha tradizioni gastronomiche e artigianali uniche. La Val Pusteria è famosa per i suoi accessori in lana cotta, nonché per molti tipi di formaggi, salumi e prodotti dolciari.

Anche le confetture di frutta sono molto rinomate. Noi, lasciato a malincuore il lago di Braies – e prima di dirigerci verso la bella San Candido, dove abbiamo cenato la seconda e ultima sera in questo storico ristorante – abbiamo fatto tappa da Alpe Pragas.

Qui abbiamo trovato composte di frutta che sono una gioia per il palato! Troverete anche mostarde e gelatine di vino.

Abbiamo acquistato marmellate per noi, succhi per Teo e qualche regalino.

La storia di Alpe Pragas è una piccola favola di successo, ne parlo con piacere, senza alcun tornaconto, perchè è una storia imprenditoriale di coraggio e tenacia.

Un ragazzo di nome Stefan Gruber, oggi 44 anni, orfano dall’età di nove, ebbe intorno ai 20 anni l’idea che avrebbe dato sostanza alla sua vita. Unico maschio dopo quattro figlie femmine, alla morte del padre ebbe in eredità il maso di famiglia. Non volendo continuare a fare il piccolo allevatore come i suoi genitori  decise, nel 1997, di utilizzare diversamente le sue terre, nell’incanto della natura vicina al lago di Braies. Stefan iniziò a coltivare frutti della montagna e a sperimentare la produzione di composte e confetture e, passo dopo passo, riuscì ad avverare il suo sogno. 

All’inizio erano solo una decina di gusti, cotti in pentole di acciaio proprio come uno farebbe in casa. I gusti oggi sono diventati 27 e i dipendenti fissi 12. La scelta del nome è un tributo alle sue montagne: Pragas è l’antico nome di Braies, l’Alpe di Braies insomma.

La mia composta di frutta Alpe Pragas preferita è quella della linea Fruit traveller a base di fragole mature (la qualità utilizzata è la Senga Sengana, coltivata per la prima volta volta nel 1954, ricchissima di vitamina C), scorza di limone e una foglia di basilico finemente tritata. Un abbinamento perfetto nella sua semplicità!

Già solo il negozio, attiguo al piccolo stabilimento di produzione, merita una visita. È uno showroom su tre piani, così curato da sembrare una galleria d’arte. Poi ha un’ampia zona esterna con un simpatico parco giochi a tema frutta.

L’ultimo giorno, prima del ritorno a Torino, abbiamo fatto tappa a Trento. Non siamo riusciti a visitare la città perché abbiamo dedicato l’intero pomeriggio al MUSE, il Museo della scienza, bellissimo e adatto anche ai bambini piccoli. Ve ne parlerò in un prossimo articolo, perché merita davvero un post dedicato.

Se volete suggerirmi altri posti assolutamente da non perdere in Trentino ve ne sarò grata.

Un abbraccio, Elisa

Domeniche in Festa. La Primavera irrompe alle OGR di Torino!


Avete voglia di primavera, vero? Dopo il passaggio di Burian e le 50 sfumature di cielo grigio e piovoso di questi giorni, abbiamo tutti bisogno di un’esplosione di natura e di colori!

Allora non potete perdervi il nuovo appuntamento delle Domeniche in Festa alle OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino, le più antiche officine ferroviarie italiane.

Sono momenti di incontro delle famiglie con l’Arte moderna e contemporanea sotto forma di laboratori creativi (organizzati dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, a cura del network ZonArte, con il sostegno della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT) allestiti negli spazi del Duomo delle nuove OGR, uno dei più importanti esempi di architettura industriale dell’Ottocento torinese.

Le Domeniche in Festa alle OGR saranno una al mese per tutto il 2018 (con solo una breve pausa estiva), sempre gratuite e aperte a tutti.

Sono pensate come dono per la collettività e come momento unico di festa, condivisione e formazione.

Abbiamo partecipato, lo scorso febbraio, al primo appuntamento intitolato Fuoco e Fiamme, una festa di Carnevale, insolita e coinvolgente, che ci ha visti impegnati – piccoli e grandi – a costruire ali, maschere e copricapi di colore rosso fiammante, ispirati alla figura leggendaria dell’Uccello di fuoco. E’ stata davvero una bella esperienza!


Il secondo appuntamento avrà luogo il prossimo 25 marzo (ore 11 e ore 15).

Protagonisti del laboratorio Flower Power saranno proprio i fiori, da dipingere e indossare, in omaggio al ritorno della Primavera e alla sempre stupefacente trasformazione delle Natura.

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da internet

Noi abbiamo già prenotato! Non aspettate troppo, i posti sono limitati.

Se non siete di Torino e meditate una gita nella nostra bella città (un po’ di campanilismo ci sta! 😉) potete fare una deviazione dai circuiti turisti più conosciuti e spingervi fino alle OGR. Potrete vivere una bella esperienza con i vostri bimbi e visitare un luogo di Torino molto interessante.

Per non perdervi i prossimi appuntamenti delle Domeniche in Festa alle OGR potete seguire la pagina Facebook del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli.

Per ulteriori informazioni o per prenotare potete telefonare o scrivere una mail:
011.9565213
educa@castellodirivoli.org

A presto, Elisa

Musei per bambini: la nostra esperienza a Rivoli, Genova e Milano.

Il binomio musei e bambini non è più qualcosa di inconciliabile, è finita l’epoca in cui i musei erano asettici contenitori di opere d’arte, dedicati esclusivamente ad un pubblico adulto.

Da diversi anni, anche nel nostro Paese, sono molteplici le istituzioni che organizzano visite e laboratori per i bambini e numerosi sono anche gli spazi culturali e scientifici appositamente creati per far vivere belle esperienze ai piccoli visitatori.

Nell’ultimo mese abbiamo visitato alcune interessanti realtà, strutture pensate proprio per i bambini oppure che hanno deciso di attivare, con grande successo, accanto ai percorsi tradizionali, speciali attività per le famiglie.

Se avete voglia di seguirci, magari per prendere qualche spunto per prossime gite, in questo articolo vi faremo scoprire il Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea, la Città dei bambini e dei ragazzi di Genova e il MUBA di Milano.

Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea in provincia di Torino

Una piccola premessa: la scorsa estate ho partecipato al contest fotografico #myfamilytour organizzato da PinAndGo, un nuovo portale per far viaggiare le famiglie in Italia, in collaborazione con Instagramers Italia.

Per ogni regione d’Italia, tra quelle presenti nelle foto partecipanti, è stata selezionata a settembre la foto più rappresentativa. Le 18 foto scelte sono state poi pubblicate e le famiglie sono state ospitate presso una struttura convenzionata “Pin Friends” nella propria regione.

Non vi nascondo lo stupore quando ho saputo che anche una mia foto era stata scelta. Eccola!

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Noi, che viviamo in Piemonte, abbiamo avuto l’opportunità di vivere un’esperienza speciale al Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea, in provincia di Torino.

Il Museo organizza una volta al mese i Weekend’Arte (ogni terzo fine settimana, da settembre a giugno, più ulteriori appuntamenti speciali), occasioni molto apprezzate dalle famiglie per incontrare l’arte contemporanea in modo divertente. L’appuntamento prevede la visita guidata e un laboratorio in relazione alla collezione permanente o alle mostre in corso. Le attività sono tutte a cura dal Dipartimento Educazione del Museo, che vanta diverse esperienze internazionali, come la partnership con il Louvre nel 2013.

Per i bambini a partire dai 3 anni gli appuntamenti sono il sabato alle ore 15.30 e la domenica alle 15 (visita + laboratorio: € 4 per ogni bambino e adulto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei). Il Dipartimento Educazione ha istituito recentemente anche alcuni appuntamenti pensati per le famiglie con bimbi da 0 a 3 anni il sabato mattina alle ore 10, sempre una volta al mese. L’ingresso in questo caso è gratuito.

L’ideale sarebbe stato prendere parte al laboratorio del sabato mattina ma, per permettere anche al nostro papà di partecipare, abbiamo scelto, nonostante i dubbi iniziali, l’attività della domenica pomeriggio, pensata per bambini più grandi, dalla materna in poi.

Le due guide-educatrici sono state dolci e bravissime nel coinvolgere Teo, che ha, infatti, partecipato con entusiasmo e un’attenzione che non imaginavo, considerata la sua età e il tema non semplice per bimbi così piccoli: “La forma delle stelle“, un viaggio particolare ed emozionante alla scoperta delle opere di Gilberto Zorio, uno dei massimi esponenti dell’Arte povera.

La voce delle stelle

La vista pazzesca dall’alto del Castello

Abbiamo visitato la mostra in modo interattivo e coinvolgente e costruito una stella decisamente originale!

Ecco la nostra stella!

Perché visitare questo Museo con i bambini:

  • oltre ai bellissimi laboratori, meritano anche la salita al Castello (magnifica residenza patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco) e il panorama mozzafiato che si gode dall’alto;
  • si può scegliere se accompagnare i bambini nell’attività oppure proseguire la visita da soli, un’opportunità da cogliere per godere, in tutta calma, di opere come Novecento di Maurizio Cattelan o la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto;
  • si può organizzare un compleanno fuori dal comune (qui le informazioni per un Compleanno da Re al Castello di Rivoli);
  • il Museo è baby-friendly: si può entrare con passeggini e carrozzine, fotografare, sfogliare libri per adulti e bambini al bookshop. Inoltre, sono presenti una caffetteria, con ampio spazio all’aperto, per una pausa relax, un angolo allattamento e servizi attrezzati per il cambio dei bebè.

Info e Prenotazioni

Dipartimento Educazione Castello di Rivoli 011-9565213, educa@castellodirivoli.org

la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto
Novecento di Maurizio Cattelan

La Città dei bambini e dei ragazzi di Genova

La Città dei bambini e dei ragazzi di Genova è un’area di oltre 2.000 metri quadrati di gioco educativo dai 2 ai 13 anni, dove è possibile giocare ma anche scoprire scienza e tecnologia, sempre divertendosi.

Per noi è stata una vera folgorazione!

Teo non sarebbe mai voluto andar via. Sia lui che la cuginetta Bibi e l’amichetto Greg, il più piccino del gruppo, si sono divertiti tantissimo.

Per i piccolissimi c’è il Bosco in città con una casetta, lo specchio per riconoscere la propria immagine, la grotta per nascondersi e il fiume da attraversare.

La Casa in costruzione e lo spazio Le mani in acqua sono, invece, pensati per i bambini fino ai 6 anni.

La prima è la rappresentazione di un vero e proprio cantiere a misura di bambini. Il divertimento è assicurato giocando a completare una casa, utilizzando mattoni di gommapiuma, gru, carriole e nastro trasportatore.

La seconda area ospita una grande vasca con acqua corrente che permette di divertirsi iniziando a scoprire i comportamenti dei corpi liquidi attraverso l’uso di barchette, pompe, dighe e mulini. L’altra postazione è, invece, caratterizzata da getti d’acqua, su cui è possibile mettere palline colorate per vedere come la forza del getto le tenga in sospensione.

La struttura fornisce grembiuli impermeabili e ciabattine di plastica ma vi consiglio di portare qualche cambio d’abito.

Teo, che di certo non si risparmia nel gioco, alla fine era bagnato ma felicissimo!

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Potevamo, poi, non fare un’incursione nell’area dedicata ai piu grandi (6-13 anni)? Certo che no! Questo spazio è molto ampio e ospita postazioni che consentono di approfondire molte curiosità sui viventi, sulla tecnologia e su fenomeni fisici che fanno parte del quotidiano. Qui trovate le informazioni su questo spazio.

Noi abbiamo apprezzato particolarmente la pista delle biglie acrobatiche, che si può costruire, dando sfogo alla propria inventiva, grazie ad una grande lavagna magnetica, l’area delle bolle di sapone giganti, il formicaio (la particolarità è che l’osservazione può essere condotta sia sopra che sotto terra, attraversando un tunnel alla scoperta della formica regina) e il grande transatlantico, che è una bella occasione per giocare con l’attrezzatura di bordo, le rotte di migrazione, il Codice Morse, i nodi marinari e la bussola.

Perché visitare questo Museo con i bambini:

  • i bambini sono liberi di giocare e sperimentare in autonomia ma sono organizzati anche interessanti laboratori e percorsi tematici guidati;
  • la struttura si trova all’interno del Porto Antico di Genova, forse l’area con la più alta concentrazione di luoghi di interesse ludico-culturale di tutta la città. Qui trovate tutti i possibili percorsi. Oltre alla Città dei bambini e dei ragazzi e all’Acquario con la sua Biosfera (assolutamente tutti da non perdere), altre attrazioni o luoghi interessanti sono il Galata, il più grande museo marittimo del Mediterraneo, ma anche il più innovativo e tecnologico, che consente di andare alla scoperta di sei secoli di vita sul mare (davanti al Galata è ormeggiato il Nazario Sauro S518, l’unico sottomarino italiano visitabile in acqua); il Bigo (l’ascensore panoramico progettato da Renzo Piano che, ruotando a 360 gradi e arrivando a 40 metri di altezza, permette una visione completa di Genova, tra moli, banchine, edifici e caruggi), il Museo Luzzati e il Genoa Museum, luogo di interesse non solo per i tifosi della squadra più antica d’Italia, ma anche per tutti gli appassionati di calcio, grandi e piccoli, perchè custodisce antiche maglie, manifesti e cimeli, come uno dei palloni del primo campionato di calcio italiano;
  • la Città dei bambini e dei ragazzi è assolutamente baby-friendly, si può entrare con passeggini e sono presenti servizi attrezzati per il cambio. All’interno non esiste un’area ristoro o caffetteria, fatta eccezione per una piccola zona con le macchinette. L’area del Porto Antico è ricca di locali dove pranzare (c’è anche Eataly) ma se avete voglia di fare due passi, verso Via S. Lorenzo, per assaggiare la vera focaccia ligure o altre specialità da forno genovesi, vi consiglio Focaccia e Dintorni (grazie Sabrina, aka @sabri81ge, per averci portati! Averla poi gustata nell’area-gioco del Porto Antico, riscaldati da un bel sole tiepido, nonostante fossero i primi di gennaio, è stato davvero piacevole);
  • se poi volete uscire dall’area del Porto Antico (che da sola necessiterebbe di un mese per essere vissuta e conosciuta appieno!), vi consiglio una passeggiata nei carrugi del centro storico (i fan di De Andrè non possono non fare un salto al n. 29 di Via Del Campo) e, soprattutto, una capatina a Boccadasse, un caratteristico e coloratissimo borgo marinaro, proprio al fondo di Corso Italia. Ci sono diversi localini per cenare o per gustare un aperitivo sulla piccola ma suggestiva spiaggia. Per darvi un’idea delle distanze dall’Acquario sono circa 5 km. Se volete fare almeno un pezzo a piedi, vi consiglio di arrivare fino alla stazione Brignole (dal Porto Antico si impiega massimo una mezz’ora) e poi, da lì, prendere il pulman n. 31. Io vi confesso che, essendo sola con Teo, al ritorno ho preferito optare per un bel taxi, spendendo circa 15 euro.

Info e Prenotazioni

La Città dei bambini e dei ragazzi si trova nel Porto Antico di Genova, all’interno dei Magazzini del Cotone, Modulo 1 – 1° piano Tel. 010 2485790 info@cittadeibambini.net Qui trovate tutte le informazioni su orari e prezzi. Vi consiglio di preferire le ore del mattino per la visita, quelle del pomeriggio sono sempre le più affollate.

MUBA – Museo dei bambini Milano

E per concludere: il MUBA di Milano, un museo che promuove una cultura innovativa per l’infanzia con al centro l‘esperienza diretta dei bambini, secondo il metodo pedagogico dei Children’s Museums. Il MUBA, aperto nel 2014, è anche socio fondatore di Hands on! International, l’Associazione Europea dei Musei dei Bambini.

Il MUBA non ha una collezione da visitare liberamente, ma attività organizzate, a orari fissi, in due diversi spazi:

SPAZIO REMIDA: un luogo permanente di sperimentazione sensoriale per bambini dai 2 agli 11 anni. Questo spazio un week end al mese propone un allestimento per i più piccoli, dai 12 mesi ai 6 anni, dal nome REMIDA PER I PIU’ PICCOLI. Inoltre, sempre un week end al mese, sono realizzati laboratori DIDOLAB per la fascia 2-6 anni;

SPAZIO MOSTRE: un spazio che ospita mostre-gioco temporanee e interattive. Fino al 29 giugno 2018 è allestita COLORE per bambini dai 2 ai 6 anni. Si tratta di una mostra pensata per avvicinare i piccoli al mondo del colore e della luce attraverso un percorso attivo e sensoriale.

Noi abbiamo partecipato soltanto al laboratorio REMIDA e speriamo di riuscire a tornare al MUBA per il DIDOLAB o per la mostra COLORE, prima della fine di giugno.

Come funziona? REMIDA accoglie i bambini e i loro accompagnatori mettendo a disposizione una selezione di materiali scartati dalla produzione industriale ed artigianale, che si trasformano in preziose risorse creative.

Immaginate un salone enorme pieno di materiali delle più svariate tipologie (oggetti e scarti di carta, cartone, ceramica, stoffa, cordame, plastica, cuoio, gomma, legno e metallo, etc.) che diventano una possibilità infinita di gioco e sperimentazione.

L’attività dura circa 75 minuti, durante i quali gli educatori del MUBA (che hanno formazioni che spaziano dalla psicologia, al teatro, dalla pedagogia, all’arte e alla scienza) favoriscono il processo di gioco, senza interferire, e sono sempre a disposizione dei partecipanti.

Curiosità: REMIDA è un progetto dell’Istituzione Nidi e Scuole d’Infanzia del Comune di Reggio Emilia e di Iren Emilia, ideato nel 1996 e intorno al quale è nata una rete che si compone oggi di ben 17 centri nel mondo.

Perché visitare questo Museo con i bambini:

  • i bambini e i ragazzi possono sperimentare, conoscere e imparare attraverso il gioco e l’esperienza diretta;
  • è situato presso la Rotonda della Besana, uno splendido monumento storico di Milano, poco conosciuto ma molto affascinante. Un tempo era il sepolcro dell’Ospedale Maggiore di Milano, oggi è un’oasi di pace in centro città dove poter giocare e rilassarsi.

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Info e Prenotazioni E’ consigliato l’acquisto dei biglietti in prevendita, in particolare nei week end. Costi: € 8 bambino + € 6 adulto; famiglia 4 persone € 25. Qui trovate ogni informazione utile.

Spero di avervi dato qualche spunto interessante! Se vi va di suggerirmi altre realtà carine, sarò molto felice di conoscere le vostre esperienze!

Ciao, Elisa ♥️

Il nuovo punto family friendly del Consiglio regionale del Piemonte. Un spazio allegro e ospitale per tutte le famiglie.

Capita a tante mamme di trovarsi fuori casa e dover allattare il proprio bambino; succede quotidianamente a genitori o nonni di essere in giro e dover cercare un luogo per scaldare il biberon o cambiare in emergenza il pannolino.

A me è capitato un sacco di volte e talvolta succede ancora: Teo ha deciso che toglierà il pannolino al compimento dei 18 anni!

A parte gli scherzi, sembra incredibile ma non sono numerosi i luoghi nelle nostre città che offrono uno spazio dove poter allattare comodamente o cambiare il bambino in situazioni igieniche e sicure. Pertanto, sono davvero felice di dedicare questo post all’apertura di un nuovo spazio, in pieno centro a Torino, fruibile da chiunque lo desideri, cittadini e turisti.

Ieri mattina, infatti, é stato inaugurato il punto Piemonte family friendly di Palazzo Lascaris in via Alfieri 15 a Torino, sede del Consiglio regionale del Piemonte. Per chi non fosse pratico, via Alfieri si trova in pieno centro storico, tra le piazze San Carlo e Solferino.

Si tratta di uno spazio accessibile a tutti, secondo gli orari di apertura del palazzo (lunedì-venerdì dalle 8 alle 19), coloratissimo e molto accogliente, attrezzato al piano terra dell’edificio con ogni confort per permettere di allattare in tutta tranquillità, cambiare il pannolino, scaldare il biberon e, nel frattempo, far giocare eventuali sorelline o fratellini più grandi. 

La stanza è dotata di due grandi fasciatoi con materassini, due comode poltrone per l’allattamento, uno scaldabiberon, un lavandino, un tavolino con sgabellini, nonché giochi e libri per una pausa rilassante per tutti i bambini, piccoli e grandi. Lo spazio, inoltre, è attiguo ai servizi igienici.

Il prossimo obiettivo del progetto Piemonte family friendly (ideato dal Consiglio regionale, dalla Consulta femminile regionale e da quella delle Elette, in collaborazione con l’associazione Vivere onlus) è arrivare all’apertura di altri punti analoghi, entro il prossimo anno, in numerosi Comuni piemontesi.

Nel mio piccolo ho voluto partecipare a questa bella iniziativa con un gesto minuscolo: donare alcuni giochi e libri di Teo. Sono certa che questo spazio, nato dall’impegno e dalla passione di tante persone, sarà fruito al meglio da chiunque passi, con i propri bambini, dal centro di Torino.

Se volete conoscere altri luoghi, in giro per la città, dove poter allattare o cambiare il pannolino vi segnalo allatTo.it creato da Valentina, una mamma toscana che vive a Torino dal 2007. Valentina ha voluto raccogliere in un unico sito una selezione di luoghi, suddivisi per quartiere, da lei sperimentati dove poter allattare o cambiare il pannolino (locali, bar, negozi, farmacie, parchi, etc.). È felice di ricevere altre segnalazioni, così ho deciso di scriverle, certa che aggiungerà con piacere al suo elenco il nuovo bellissimo punto Piemonte family friendly inaugurato a Palazzo Lascaris.

Diffondiamo la voce! 😉

Buon sabato, Elisa

I Terribili due: piccolo bignami di sopravvivenza.

Negli ultimi tempi ho testato alcuni metodi per cercare di affrontare al meglio i momenti di crisi di Teo (i Terrible two sono arrivati anche a casa nostra!) e la fase della nanna.

Li condivido volentieri nel caso anche voi vi troviate ad affrontare questi simpatici momenti e se avete altri consigli sarei davvero curiosa di conoscerli.

 

Capricci e fase oppositiva

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immagini tratte da internet

Se quasi improvvisamente vi ritrovate tra le mani un bambino che fa capricci, non ascolta e vuole fare (quasi) tutto da solo, siete probabilmente nel pieno dei Terrible two. E’ una fase di crescita (di solito tra i 18 e i 36 mesi) in cui i piccoli, attraverso una quotidiana lotta per l’indipendenza, si trasformano in grandi, scoprono di essere altro rispetto alla mamma e di avere bisogni e desideri propri.

Insomma, quel periodo rilassante in cui i “no” sono all’ordine del giorno, la testardaggine è alle stelle e i pianti sono, talvolta, inconsolabili.

Il mio ometto ha quasi 2 anni e mezzo e, se anche non avessimo fatto attenzione al calendario, ci saremmo comunque accorti che qualcosa di nuovo stava succedendo. Teo,  infatti, è un bimbo nato con il sorriso sulle labbra e, fin da piccolo, è sempre stato molto socievole e accomodante, tuttavia, da questa estate, ha iniziato ad avere dei momenti in cui facevo fatica a riconoscerlo.

Certo, tutto normale, è una fase da attraversare, ogni bambino ci passa, chi prima chi dopo, ma porca miseria che fatica e che sconforto a volte!

E’ la fase delle prime “frustrazioni”, della grande voglia di esplorare ma di stare, al contempo, ancora saldamente attaccati alla gonna di mamma, dell’iniziare a sperimentare i limiti e assaggiare le diverse emozioni. La rabbia, soprattutto, è centrale nel sentire dei bambini, in particolare di quelli piccoli, che la sperimentano in continuazione, essendo parte integrante del loro percorso di crescita.

Trovo che mi stia aiutando molto cercare di mettermi nei panni del mio bambino, fare lo sforzo di capire, con grandi dosi di pazienza, i suoi momenti di frustrazione o incertezza, provando ad aiutarlo a dare un nome a ciò che prova.

Siamo solo all’inizio e, a volte, in realtà, mi sembra più un lavoro da fare su me stessa.

Ecco, allora, un piccolissimo bignami  di sopravvivenza, con alcune tecniche che si sono rivelate piuttosto utili in questa fase:

  1. Anticipare le situazioni critiche: questa è forse la regola più importante, prima di affrontare una situazione che può essere fonte di capricci cerco di anticipare quello che sta per succedere, del tipo: “Teo ancora due minuti di ciuccio e poi lo posiamo, lo sai che è solo per fare la nanna“; “Gioca ancora ma fra poco mamma ti chiama per andare a casa a lavarci e mangiare“; “Un cartone e poi ci vestiamo per uscire”; “leggiamo una storia soltanto perchè è molto tardi, poi accendiamo le stelline e facciamo la nanna“. Parlando e anticipando è possibile prepararli alla prossima mossa, che forse (e sottolineo forse) risulterà così più semplice.
  2. L’alternativa: quando propongo qualcosa a Teo cerco, quando possibile, di dare due alternative (entrambe ovviamente fattibili, senza mettermi in difficoltà da sola!); in questo modo gli lascio un certo margine di scelta, che diventa fondamentale per affermare il suo crescente bisogno di autonomia e autoaffermazione.
  3. Dribblare l’ostacolo con una storia: quando fa capricci per lavarsi, vestirsi e uscire (vedi ultimamente la mattina per andare al nido), cerco di renderlo più collaborativo catturando la sua attenzione con una storiella inventata al momento (con i mezzi da lavoro o con quelli di trasporto o soccorso vado sul sicuro!).
  4. Non troppe regole: cerco di essere il più possibile flessibile e di evitare di dire “no” ad ogni cosa, anche se in alcuni casi mi costa davero fatica, questo nella speranza che, man mano, Teo possa comprendere meglio quali sono le regole e i limiti davvero importanti, sui quali non si può proprio chiudere un occhio.
  5. Lasciare sfogare e cercare di rimanere calma: un mega capriccio o un pianto disperato, soprattutto in pubblico, possono creare un forte imbarazzo, possono portarci  facilmente a perdere la pazienza, ad alzare la voce, ma ho tverificato quanto questo possa essere controproducente. Allora provo a lasciarlo sfogare per qualche minuto, mi abbasso fisicamente al suo livello, lo guardo negli occhi e cerco di parlargli con tranquillità. Non sempre, ma molte volte questo atteggiamento è sufficiente per farlo calmare.
  6. Chiedere scusa e imparare l’empatia: è emotivamente impegnativo sgridare il proprio figlio quando ha un comportamento errato o negativo ed essere forti e irremovibili nelle decisioni assunte. A volte sento di non esserlo abbastanza, altre volte, invece, mi sembra addirittura di pretendere troppo da Teo. E’ ancora piccolo ma credo sia fondamentale, fin da ora, iniziare a trasmettergli il messaggio che tutti sbagliamo, che tutti facciamo degli errori – sia i bambini che gli adulti – e che qualche volta le conseguenze dei nostri errori impattano sugli altri, ferendoli. E’ quindi importante insegnare a chiedere scusa, non per semplice educazione, bensì per aiutare i bambini a mettersi nei panni degli altri. Leggevo che l’età compresa tra i 2 e i 6 anni è quella che Piaget chiamava “stadio dell’intelligenza intuitiva”, è proprio in questa fase che i bambini, nonostante non comprendano ancora pienamente il mondo degli adulti, imparano il senso del rispetto, intuiscono che c’è un universo che va oltre le proprie necessità e iniziano a scoprire l’empatia e la reciprocità.
  7. Quando ci vuole, ci vuole: se, per esempio, nonostante le mille parole, la pazienza a palate, dopo aver passato due ore ai giardini, avergli lasciato ancora qualche minuto in più e avergli anticipato che di lì a poco saremmo andati a casa, il nanetto ancora si rifiuta di salire sul passeggino, diventando rigido come un tronco di legno, allora passo alle maniere forti: bloccaggio e chiusura delle cinghie senza ripensamenti. A quel punto lui urlerà e inarcherà la schiena, muovendo le gambe come un pesce appena pescato, ma almeno avrò portato a casa il risultato (nonostante il mio contorcimento di budella) sotto gli sguardi di disappunto – o, se non sono stronze, di solidarietà – delle altre mamme.

Per finire, sul tema Terrible two e sul carico mentale, che ci coinvolge più o meno tutte (ossia il “peso di tutte quelle acrobazie cerebrali, invisibili, costanti e sfiancanti che portano, per il benessere di tutti e il funzionamento efficace della casa, generalmente le donne”), vi consiglio i post ironici e profondi di queste mamme (e blogger) che seguo e apprezzo.

Era tutta colpa del carico mentale di Gynepraio

Prontuario di sopravvivenza ai Terrible Two di Giovanna Gallo

A volte non ascoltare è il modo migliore per essere madre sempre di Giovanna Gallo

Avere una bambina di due anni (e mezzo) di Serena Mammadalprimosguardo

La nanna

Rispetto a quando Teo era neonato, ora la notte finalmente dormiamo (tosse o raffreddori vari permettendo). Mi sembra davvero una conquista enorme, quasi commovente! La fase dell’addormentamento, invece, ci offre ancora, talvolta, qualche bel momento estenuante.

Teo, infatti, anche se stravolto fisicamente, difficilmente crolla, non vorrebbe mai staccarsi dal gioco o da quello che sta facendo per entrare in una dimensione di calma.

Abbiamo creato anche noi una specie di routine serale (su cui non mi dilungo), che è una buona strategia per far comprendere ai piccoli che si avvicina il momento della nanna. Il nostro rituale non è certo da manuale, è molto flessibile e risente, nostro malgrado, degli orari di lavoro del papà ma, comunque, prevede alcuni passaggi fissi: lavaggio dei denti, un cartone e una favola, letta o raccontata.

Spesso, però, aggiungiamo o sostituiamo alla favola un’altra coccola: una storia con massaggio, cioè una storia raccontata toccando alcune parti del corpo di Teo, che, lentamente, in questo modo, si rilassa e addormenta.

Mi spiego meglio: la nostra è la storia della Fata della Nanna (ma ogni variazione è benvenuta, da declinare e arricchire secondo i gusti dei piccoli) che vola, vola e pian piano, si posa prima su un piedino di Teo – dove trova le piccole dita cicciotte che, una ad una, si addormentano sotto il suo magico tocco – poi plana sul popaccio, sul ginocchio, sulla coscia e, via via salendo, sul sederino, sul pisellino, sull’ombellico – dove trova una minuscola piscina per fare un bagnetto – fino ad arrivare alla bocca, al ciuccio, alle guance, alle orecchie, al nasino e, finalmente, agli occhietti di Teo, che, stanchi, si chiudono e si addormentano.

Vi assicuro che funziona, non ci potevo credere nemmeno io le prime volte! E’ davvero tenero e divertente vedere come Teo collabori nel porgermi i piedini e le manine, sollevando la maglia per farmi massaggiare meglio il pancino o togliendosi il ciuccio per far addormentare dalla fatina anche le labbra e i dentini.

E’ sorprendente come, quasi sempre, questa tecnica, questo passaggio della Fata della Nanna, riesca a rilassarlo in breve tempo. Il trucco è la voce dolce e il massaggio fatto di leggeri sfioramenti. E’ una coccola che fa bene a loro ma anche a noi!

Se vi va di provare ditemi poi cosa ne pensate e se avete altri trucchi o suggerimenti sarò molto felice di leggerli!

Ciao, Elisa

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La disfluenza verbale nei bambini piccoli. Consigli scaccia ansia!

Filastrocca delle parole:
si faccia avanti chi ne vuole.
Di parole ho la testa piena,
con dentro “la luna” e “la balena”.
Ma le più belle che ho nel cuore,
le sento battere: “mamma”, “amore”.

Ho riflettuto bene prima di scrivere questo post, perché riguarda qualcosa di personale che mi ha causato una certa ansia (strano?! Io, ansiosa?!?), ma, alla fine, mi sono convinta che portare la nostra esperienza, in questo piccolo spazio, possa essere utile anche ad altri.

Teo (che ora ha 28 mesi come il Parmigiano Bollino argento) ha iniziato a parlucchiare e, via via, a pronunciare un numero sempre maggiore di parole più o meno comprensibili verso l’anno-l’anno e mezzo e già da mesi articola piccole frasi ed è molto desideroso di esprimersi.

Circa un mesetto fa, tuttavia, ha avuto un periodo di disfluenza del linguaggio: aveva frequenti esitazioni ad iniziare le frasi, ripeteva più volte la prima sillaba oppure la faceva durare eccessivamente, senza arrivare, in alcuni casi, a terminare la parola.

Inizialmente non ci ho dato troppo peso, poi, ripetendosi la situazione, un po’ disorientata, ho voluto approfondire il tema leggendo e, soprattutto, parlando con persone esperte per capire come comportarci al meglio e dare anche consigli a chi (i nonni) trascorre con lui parecchie ore al giorno, soprattutto in questo periodo estivo.

Nelle ultime settimane va molto meglio (anzi, a dirla tutta, c’è stata addirittura una evoluzione positiva, un vero e proprio progresso nel linguaggio) ma può essere un’esperienza disorientante e poco piacevole rendersi conto che c’è qualcosa di “diverso” rispetto al solito nel modo di parlare del proprio bambino, in particolare se questo accade in assenza di traumi o cambiamenti importanti (come la nascita di un fratellino o l’inserimento al nido).

Ammetto che conoscevamo solo superficialmente l’argomento. Dopo aver approfondito, ci siamo molto rasserenati. Spero che le informazioni e i suggerimenti raccolti possano servire e tranquillizzare anche chi sta vivendo un’esperienza simile.

La grande maggioranza di bambini piccoli che, a partire da un certo momento (questo può avvenire indicativamente verso i 2-3 anni), inizia a “balbettaresta semplicemente attraversando una fase di normale sviluppo del linguaggio.

Questi fenomeni disfluenti nel parlare nella prima infanzia non sono vere e proprie balbuzie, possono presentarsi quando il bambino sta acquisendo padronanza del linguaggio ed è posto davanti a decisioni sulla trasposizione di pensieri in parole.

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Noi genitori riusciamo spontaneamente a favorire l’emergere nei nostri figli di due importanti capacità: il cammino e la parola. In entrambi i casi, il piccolo è sostenuto fino alla realizzazione dei primi passi e alla comparsa delle prime parole. Poi, come l’evoluzione dell’attività motoria viene lasciata all’esercitazione autonoma del piccolo, così anche la parola, una volta comparsa, viene spesso affidata ad uno sviluppo spontaneo.

Tuttavia, la capacità di parlare non è assolutamente assimilabile a quella di camminare, il processo evolutivo è infinitamente più lungo e complesso di quanto si possa pensare, per cui è fondamentale continuare a guidare, nel modo più appropriato possibile, lo sviluppo del linguaggio dei bambini, almeno fino all’ingresso nella scuola elementare.

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La realizzazione della parola parlata è resa possibile dalla simultanea azione di oltre un centinaio di muscoli fini. Nessuno, quando parla, si preoccupa di quello che deve fare con diaframma, corde vocali, muscoli articolatori, etc., la sua attenzione è tutta concentrata su quello che vuole dire. L’esecuzione dei movimenti è, infatti, possibile grazie alla presenza, nella corteccia cerebrale, di un servomeccanismo connesso con i centri dell’ideazione e del linguaggio: il Centro di Broca o Centro motorio della parola, che, tuttavia, i bambini piccoli ancora non possiedono, lo costruiscono man mano che procede la loro abilità nel parlare.

I bambini, pertanto, tollerano in maniera assolutamente naturale uno “squilibrio” fra mappa cognitiva e linguistica, che è di per sè la norma, ma quando si forma uno squilibrio eccessivo fra pensiero, troppo ricco e articolato, e il linguaggio che serve a codificarlo (soprattutto in presenza di grande sensibilità e desiderio di comunicare), essi possono trovarsi di fronte a improvvise difficoltà per codificare con parole e frasi tutto ciò che vorrebbero dire.

La ricerca affannosa di termini, che non sono disponibili o facilmente evocabili, può provocare così esitazioni o ripetizioni.

I bambini verso i due-tre anni presentano un incredibile aumento del vocabolario, paragonabile solo a quello che avranno verso i sei, al momento del loro ingresso nella scuola elementare. L’aumento del vocabolario che si verifica in questi due periodi non sarà mai eguagliato in nessuna altra epoca della loro vita. Inoltre, verso i tre anni, iniziano a cimentarsi con i problemi della sintassi. Non deve quindi meravigliare il fatto che possano trovare difficoltà al momento di rievocare la parola giusta o di organizzare in frasi il loro pensiero.

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Per noi genitori è tranquilizzante sapere che non si tratta di una carenza linguistica in rapporto alla norma (anzi spesso il bambino che mostra iniziali disfluenze può presentare un lessico o una padronanza sintattica superiore ai coetanei), bensì di una disarmonia fra il suo pensiero molto ricco e l’insufficiente disponibilità del suo patrimonio verbale.

Ecco allora qualche consiglio che ho raccolto e condivido volentieri, sperando possa essere utile:

1. Mantenere una serena atmosfera comunicativa

La combinazione di più elementi (come la competizione con gli adulti o fratelli per parlare o essere ascoltati; la distanza nel tempo o nello spazio di ciò di cui si parla; il grado di astrazione dell’argomento; la complessità del linguaggio ascoltato; il livello di eccitazione del bambino o della situazione) può contribuire a creare uno stress comunicativo.

Il consiglio principale è eliminare, per quanto possibile, qualsiasi elemento di stress, parlare con il bambino ponendosi al suo livello di pensiero ed emozione, con un linguaggio semplice ma corretto, ripetitivo, legato al concreto e al “qui e ora”,  senza troppe domande su avvenimenti passati o futuri, sempre con voce tranquilla ma con enfasi sulle parole più nuove o importanti, come quando si raccontano le storie.

Inoltre, parlare al bambino mentre agisce direttamente, commentando verbalmente le sue azioni, i particolari degli oggetti che manipola, i sentimenti che sta provando, proprio mentre li prova.

Questa attività di commento o telecronaca continua sembra assurda e non è molto utilizzata da noi genitori ma è invece importantissima.

2. Non evidenziare le difficoltà verbali e correggere solo indirettamente

Qualsiasi errore nelle espressioni infantili (sia fonologico come l’errore di pronuncia, lessicale come la scelta della parola più corretta o appropriata, sintattico come l’uso di preposizioni, congiunzioni, tempi dei verbi ecc., sia come esitazioni o ripetizioni estemporanee) deve essere corretto solo in modo indiretto.

Se, ad esempio, al posto di “camion dei pompieri” il bambino dice “baion peri” sforzarsi di non dire: “non si dice baion peri, si dice camion dei pompieri”. Occorre insinuare una correzione senza dire al piccolo che sta sbagliando, provando semplicemente a ripetere la parola o la frase in modo corretto. Magari dicendo “Sì, bravo, è proprio un camion dei pompieri!”.

Quindi: non correggere mai esplicitamente le parole o frasi incomplete o scorrette, ma ripeterle corrette e complete nel contesto della risposta, iniziando anche con una espressione di apprezzamento.

3. Migliorare il proprio ruolo di ascoltatore

Nelle difficoltà di tutti i giorni è normale che, talvolta, il nostro ascolto sia distratto e superficiale ma saper ascoltare davvero significa far capire al piccolo che è un interlocutore prezioso, mostrare attenzione al cosa dice piuttosto che al come lo dice. Non è sempre facile, tuttavia è molto importante cercare di rallentare, avere pazienza e ascoltare con tranquillità ciò che il bambino vuole esprimere, evitando di completare le frasi.

I bambini vogliono l’attenzione degli adulti significativi, la vogliono completa e totale. Non hanno ancora imparato ad aspettare il loro turno. Non sanno ancora mettersi nei panni degli altri, è abbastanza comune che quando cercano in ogni modo di farsi ascoltare finiscano per ripetere o incespicare nelle parole. A volte basta guardarli negli occhi con attenzione per tranquillizzarli e far scomparire le disfluenze.

4. Largo uso di canzoni e filastrocche

Del resto, le filastrocche, come amava definirle Rodari, sono dei preziosi “giocattoli” per i bambini. Con il loro ritmo hanno qualcosa di miracoloso, un incredibile effetto stimolante sulla parola. Qui potete trovare quasi un centinaio delle sue filastrocche più belle e famose!

Vi saluto con qualche suggerimento di lettura interessante:

  • “Parlare…giocando. Consigli ai genitori per aiutare i bambini a parlare bene” della logopedista Claudia Azzaro; un libro pensato per mamma e papà con suggerimenti e trucchi per stimolare i bimbi ad esprimersi correttamente.
  • “Parlare un gioco a due” di Jan Pepper e Elaine Weitzman; questo libro mostra ai genitori come divertirsi con il bambino trasformando ogni interazione in un’opportunità di apprendimento del linguaggio.
  • “Storie con prassie e onomatopee. Attività e giochi per l’allenamento della motricità buccale” delle logopediste Valentina Dutto e Marta Rinaudo. Un volume pensato per tutti i bambini, in particolare per quelli con disturbi di interesse logopedico e che hanno presentato o presentano abitudini viziate come l’uso protratto del ciuccio, del biberon o il succhiamento del dito. Ecco un estratto.

Essere genitori è davvero una bella e impegnativa avventura, fatta di mille attenzioni, talvolta  di ansie, di orecchie, occhi e cuore sempre aperti.

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Immagini da internet

 

Usseaux e le sue borgate. Una bella passeggiata a misura di bambino in Piemonte.

Lo scorso 5 marzo è stato il compleanno di mia madre, Nonna Fortuna (Nonna Tuna per Teo).

Per quasi una settimana mi sono scervellata alla ricerca di un posto carino in montagna, dove andare per una gita fuori porta, per godere di qualche ora di aria buona a contatto con la natura e festeggiare in maniera diversa dal solito.

Un posto che potesse conciliare le esigenze di tutti: non troppo lontano da casa (perché bimbi e nonni per molto tempo in macchina non li trattieni, anche se devo ammettere che per ora Teo regge benissimo i viaggi, sarà che dopo le oltre 18 ore di macchina per andare in Sicilia qualsiasi altro spostamento gli sembrerà una veloce passeggiata) e, soprattutto, lontano dal caos delle piste da sci.

Ecco che (ben consigliata!) ho scelto l’Alta Val Chisone.

Qui, a poco meno di ottanta Km da Torino, si trova un gioiellino di nome Usseaux, un piccolo comune montano collocato all’interno del Parco Orsiera-Rocciavrè, meglio conosciuto come la borgata del pane e dei murales, a circa 1.400 metri di altitudine.

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Usseaux è uno degli undici Borghi più belli d’Italia della nostra regione, inoltre fa parte dei Borghi accoglienti con Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Si tratta di località eccellenti dell’entroterra italiano, a misura d’uomo, tutte da esplorare, perfette per un week end fuori porta o un breve soggiorno; luoghi ancora poco conosciuti, resi speciali dalla grande attenzione per la sostenibilità ambientale, la qualità dell’accoglienza e la tutela del patrimonio artistico e culturale.

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La storia di Usseaux è molto affascinante. Il paese fu attraversato nei tempi antichi da Giulio Cesare, il quale lo cita nel De Bello Gallico. Nei secoli di storia, Usseaux ha vissuto molteplici esperienze: il Delfinato, il Regno di Francia, il Ducato dei Savoia, le guerre tra Francesi e Savoia (battaglia dell’Assietta del 1747), nuovamente il dominio francese, l’impero napoleonico e le guerre di indipendenza che portarono, nel 1861, all’unità d’Italia. Usseaux ha fatto parte della regione alpina transfrontaliera degli Escartons (1343-1713) e per secoli ha condiviso la presenza di due comunità di fede diversa, quella cattolica e quella valdese.

Usseaux, che ci ha accolti con tanta neve, un magnifico cielo blu e una meravigliosa quiete, è un paesino splendido con le sue stradine lastricate, le fontane e i lavatoi in pietra, i cortiletti, il forno della comunità, il mulino ad acqua per cereali ancora funzionante (nella stagione estiva  è aperto in alcuni giorni per visite libere), le stalle e, naturalmente, i bellissimi murales.

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I bambini si divertiranno andando alla ricerca delle pitture che si nascondono lungo le viuzze, dietro agli angoli o sotto ai cornicioni.

murales (i cui temi spaziano dalla vita contadina al mondo della natura e degli animali, fino a contemplare personaggi di fantasia e delle favole) sono circa una quarantina…provate a scovarli tutti girando in lungo e in largo questo bellissimo borgo!

Per Teo è stata un’esperienza nuova e divertente, anche grazie all’abbondante nevicata del giorno prima. 😉

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A circa 1 Km da Usseux si trova la frazione di Balboutetla borgata del sole, delle rondini e delle meridiane. Questa piccola località ospita, infatti, una ventina di meridiane disposte lungo le vie interne. Mi hanno raccontato che durante la primavera le vie sono da percorrere con il naso all’insù poiché sono numerosissime le rondini che rallegrano il cielo.

Per pranzo siamo poi scesi a Laux, che si trova sempre a poca distanza da Usseaux. 

La frazione di Laux è piccolissima e deliziosa, un minuscolo paese di case in pietra e legno a cui si arriva dopo una breve strada immersa nel bosco, sembra quasi un villaggio delle favole. Viene definita la borgata dell’acqua per la presenza di un piccolo lago alpino noto per le sue acque verdi. Noi, invece, lo abbiamo ammirato completamente coperto da una spessa coltre di neve: un panorama altrettanto affascinante!

Sul lago si affaccia l’Hotel Ristorante Lago del Laux dove abbiamo pranzato e festeggiato il compleanno della nonna. Il locale è accogliente, molto curato e riscaldato da un bel caminetto scoppiettante. Propone piatti tipici piemontesi e occitani con menù à la carte.

Teo ha gradito la pasta fresca al ragù di montagna, noi le gustosissime calhiette alla moda del Laux. Sono delle specie di palle a base di patate di montagna grattugiate a crudo, unite ad un soffritto di porri, dadolata di lardo, farina e uova solo per amalgamare. Vengono cotte in acqua con gusti per almeno un’ora e poi servite condite con burro di montagna aromatizzato e parmigiano. Davvero notevoli!

L’hotel è una delle strutture del circuito Charme e Relax di cui fanno parte alberghi di particolare fascino. In origine era una casa di villeggiatura edificata a inizio ‘900 e poi ampliata dai Salesiani nel 1934. E’ divenuta albergo nel 1984.

La vista è meravigliosa, posso solo immaginare quanto sia bello e poetico questo posto anche in primavera o in estate. 😉

Dopo pranzo avremmo voluto fare ancora un giro in direzione Sestriere per raggiungere le altre due borgate di Usseaux, Pourrieres (nota come la borgata dell’Assietta, dove è stato realizzato un percorso costituito da sagome con uniformi dei reggimenti combattenti nella battaglia del 1747) e Fraisse (conosciuta come la borgata del legno e dei boschi per la rigogliosa vegetazione e le sculture su pannelli in legno da scoprire lungo le vie), ma, a causa del vento, forte e freddo, abbiamo preferito fare ritorno verso casa, con l’augurio di tornare presto in questi luoghi.

Se in qualche modo ho solleticato il vostro interesse e state pensando di fare una gita per conoscere Usseaux e le sue borgate, potete reperire maggiori informazioni su ricettività, eventi e altre proposte, in inverno ed estate, consultando il sito dell’Alta Val Chisone (ecco qui il link).

Spero di tornare presto in questi bei luoghi, che ben due parchi naturali (l’Orsiera-Rocciavrè e il Gran Bosco di Salbertrand) rendono tra i più ricchi di flora e fauna delle vallate alpine piemontesi.

La prossima volta vorrei incamminarmi lungo uno dei tanti sentieri, provare un’altra trattoria che mi hanno consigliato (La Placette) e magari anche assaggiare il Plaisentif, il formaggio delle viole  una particolare toma che viene prodotta negli alpeggi dell’alta Val Chisone con il latte delle mucche del primo alpeggio, che si alimentano esclusivamente della flora locale, ricca di fiori ed aromi). 

Ciao, Elisa 🙂

Un animale per imparare: Luckyleo, la fortuna di leggere con il cane.

In Paradiso si entra per favoritismo. Se si entrasse per merito, tu resteresti fuori ed il tuo cane entrerebbe al posto tuo.
(Mark Twain)

Sabato scorso, presso Binaria Bimbi (ve ne parlerò prestissimo), abbiamo partecipato all’attività di lettura Luckyleo, la fortuna di leggere con il cane, un metodo di lettura ad alta voce per l’infanzia con l’ausilio e la collaborazione dei cani e o di altri animali da compagnia, ideato da Teresa Albergo, dottoressa in Psicologia, pet therapista, nonché specializzata nell’educazione della prima infanzia.

Il metodo, rivolto a bambine e bambini 0-10 anni, unisce i benefici dell’uso della lettura ad alta voce, già dimostrati scientificamente da oltre 20 anni, con quelli della pet therapy

Luckyleo, la fortuna di leggere con il cane vuole incentivare non solo l’amore per la lettura già da piccolissimi, ma anche la conoscenza e l’amore per i cani, i pets e la natura più in generale. “Fortuna” perché per un bambino leggere con i genitori, o comunque con i punti di riferimento familiari, rappresenta uno strumento di crescita molto importante; se poi alla lettura si unisce la presenza di un cane, ecco che questa esperienza assume una valenza affettiva e motivazionale ancora più forte. Un bambino che può relazionarsi bene con un cane può essere se stesso fino in fondo: un cane non giudica, un cane mostra il suo bene in modo incondizionato, è un ottimo compagno di giochi e, in questo caso, di favole. 😉

La storia di come è nato Luckyleo® è molto bella: nell’ottobre del 2013 Teresa era stata invitata dal responsabile della libreria Torre di Abele di Torino a partecipare, come lettrice, ad un evento per bambini. Seduta a terra, circondata da numerosi bambini, aveva iniziato la lettura di Insalata di favole di Gianni Rodari. Quel giorno con lei in libreria c’era il suo cane Lucky, un bellissimo incrocio tra un labrador e un golden retriver adottato da poco da una famiglia in condizioni di difficoltà a seguito di una separazione. Teresa era rimasta il tempo della sua partecipazione come lettrice ma quel tempo era stato sufficiente per creare una vera magia.

Molti bambini al termine della lettura si erano diretti verso Lucky per accarezzarlo, per chiedere informazioni e raccontare dei loro animali.

Teresa si era ritrovata così avvolta dall’entusiasmo dei fanciulli. Si era trattato della semplice lettura di una storia, eppure un incanto si era creato grazie alla forza evocativa delle parole e alla presenza di un cane.

Tra Lucky (con il dono di essere protettivo, paziente e attento con i cuccioli umani) e i bambini (a partire da Leo, il piccolo nipote di Teresa) si era creata un’alchimia speciale.

Tra l’altro, in quel periodo, Teresa aveva iniziato da pochi mesi un master in pet therapy e da lì in poi si sarebbero susseguite coincidenze e casualità che hanno portato alla nascita di Luckyleo, la fortuna di leggere con il cane, un metodo innovativo nell’ambito degli Interventi Assistiti con Animali. Il bellissimo Lucky è diventato, così, un meraviglioso cane da pet therapy, un Reader Dog molto amato.

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Lucky e Teresa

Dopo un lungo periodo di sperimentazione iniziato nel 2013 (in collaborazione con Asl TO3, Libreria Torre di Abele e Binaria Book del Gruppo Abele), dal mese di aprile del 2015 il progetto Luckyleo® si è sviluppato notevolmente, allargando la sua rete di diffusione in differenti realtà e istituzioni: biblioteche, librerie, asili nido, scuole materne, altri spazi e luoghi pubblici dedicati ad accogliere le famiglie per promuovere la lettura ad alta voce sin dalla nascita.

Aiutando anche, in moltissimi casi, bambini che vivono condizioni esistenziali difficili per differenti ragioni (socio-economiche, di salute, etc.)

Grazie ad una raccolta di Crowdfunding, Teresa e le altre persone coinvolte nel progetto sono riuscite a potenziare le loro attività e a partecipare ad iniziative significative sia sul territorio del torinese che in altri comuni, anche fuori regione. La raccolta di fondi ha permesso di offrire le attività in modo gratuito a numerosi bambini e alle loro famiglie. Le risorse raccolte sono state utilizzate principalmente per arricchire i testi e i libri per l’infanzia in dotazione e per acquistare materiale per l’attività (peluches, giochi di attivazione mentale, strumentazione varia; etc.).

Avendolo sperimentato con Teo devo ammettere che Luckyleo® non è una lettura ad alta voce come le altre, è proprio vero che grazie ai pets si crea una magia: l’utilizzo di favole e racconti e la presenza del cane aiutano i bambini a vivere un’esperienza forte ed unica, sia dal punto di vista emozionale che relazionale.

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Teo era il più piccolo (solitamente vengono creati gruppi di bambini per età omogenea) ma nonostante la differenza di età ha partecipato, anche lui, a tutti i giochi che Teresa ha proposto per aiutarci, bambini e adulti, a conoscere meglio i nostri amici a quattro zampe, a prendere confidenza, a socializzare, a rispettare gli altri (a partire da quelli pelosi e scodinzolanti)…quale insegnamento migliore possiamo trasmettere ai bambini?!!!

Lucky e Lula (una vivace cucciola di Golden Retriver bianca di 11 mesi, ancora in formazione, che ha partecipato solo in alcuni momenti all’attività) si sono lasciati accarezzare dai bambini, hanno interagito e giocato insieme a loro con dolcezza (anche io non ho potuto rinunciare all’abbraccio di Lucky!).

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Non potevo sottrarmi ad un abbraccio dolcissimo

Teo era felicissimo e devo ammettere che, anche grazie a esperienze come queste, sta imparando pian piano, sebbene sia ancora molto piccolo, ad approcciarsi ai cani nel modo corretto. E’ veramente buffo e tenero vederlo mentre, mostrando il palmo della mano, cerca di avvicinarsi per fare amicizia. Da grande amante dei cani cerco di incentivare questo suo amore, ovviamente con la giusta attenzione. 😉

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Teo e Lula
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Lucky in versione nonnina

Se siete interessati a questa esperienza, non volete perdere le prossime iniziative di Luckyleo® e volete conoscere l’associazione che Teresa ha da poco promosso per sostenere e sviluppare la sua metodologia, vi suggerisco di seguirla su facebook e (naturalmente) di seguire Binaria Bimbi. 😉

Spero di aver contribuito, nel mio piccolo, a farvi conoscere un’altra bellissima realtà per i bambini nata sul nostro territorio. 🙂

Ciao! Elisa

La riconoscenza è una malattia del cane non trasmissibile all’uomo.
(Antoine Bernheim)