Il MUSE di Trento (e altri musei per bambini).

Siete stati a Trento? No, siamo stati 5 ore al MUSE!

Il Museo della Scienza di Trento, meglio conosciuto come MUSE, è uno di quei musei dove sai quando entri ma non quando uscirai, tante sono le cose da vedere e le esperienze da vivere.

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Noi ci siamo fermati di ritorno a Torino dopo una fuga di due giorni in Val Pusteria (ne parlo qui) e quella che doveva essere una breve pausa si è trasformata in una visita di quasi 5 ore. Senza nessuna fatica ma solo tanto divertimento.

Prima di parlarvi della nostra esperienza al MUSE di Trento vi lascio il link ad un mio precedente post, dove parlo con entusiasmo di altri musei per bambini in Italia visitati con Teo. Se vi va l’articolo è questo.

Anche questo spazio alle OGR di Torino è imperdibile se avete bimbi.

Perché visitare il MUSE di Trento?

  • E’ il museo perfetto per tutti: adulti e bambini, anche quelli più piccoli. C’è proprio uno spazio dedicato ai bimbi piccoli e piccolissimi da 0 a 5 anni, si chiama Maxi OoH, è il luogo dove i bambini di questa fascia di età possono interagire con gli oggetti, le forme e i colori, provare, toccare e imparare giocando e sperimentando.
  • E’ ospitato in uno spazio molto suggestivo, un’opera di architettura che ricorda le cime acuminate delle Dolomiti, firmata da Renzo Piano e realizzata in metallo e cristallo su uno specchio d’acqua, in un’ex area industriale perfettamente riqualificata.
  • Ti conquista e lascia a bocca aperta appena varcata la soglia: il museo ha un impatto visivo notevole, è attraversato verticalmente da una specie di grande spazio libero, nel quale sembrano volare nell’aria tutti gli animali che popolano la montagna.
  • Per godere della vista pazzesca (a 360°) dalla terrazza al quinto piano. Tempo permettendo è un balcone meraviglioso sulla valle dell’Adige e sulle montagne che sovrastano Trento.

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Cosa ci è piaciuto di più del MUSE

  • lo spazio Maxi OoH (tutte le informazioni qui) e lo Science Center al piano terra, un ampio spazio che ti permette di vivere la scienza come un gioco. E’ una galleria Hands-on, collocata subito dopo l’ingresso, con una ventina di postazioni interattive dedicate alle scienze di base. Teo è piccolo, ovviamente, per apprezzarlo nel suo aspetto divulgativo ma si è comunque divertito moltissimo. E anche noi.
  • la grande serra tropicale e la sezione dedicata ai giganti della preistoria al piano interrato.
  • il labirinto della biodiversità alpina al terzo piano. Immaginate di scendere lungo un sentiero di montagna in cui si susseguono 26 ambienti diversi, arricchiti da 2 acquari. La bellezza dell’allestimento mira a far vivere (o rivivere) le sensazioni ed emozioni di un viaggio nella natura, come incontrare animali selvatici, ascoltare i loro richiami, essere testimoni di un atto di predazione o spiare i rituali di corteggiamento. Ogni ambiente è svelato mediante modalità comunicative che vanno dai più tradizionali animali tassidermizzati alle più moderne tecnologiche virtuali interattive.
  • il ghiacciaio al quarto piano che è possibile toccare…non leccare. Teo voleva fare proprio quello e l’ho fermato in tempo!
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La serra tropicale
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A bocca aperta
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Il ghiacciaio

Cose utili da sapere sul MUSE

  • Sono previste tariffe agevolate differenziate in base al numero di adulti.
  • Tutti i piani del museo dispongono di toilette con fasciatoi e zone comfort per le famiglie. I punti sono facilmente raggiungibili anche con passeggini o carrozzine. Nello spazio Maxi OoH si trovano due comode poltrone per l’allattamento.
  • E’ attivo un nuovo servizio per tutte le persone che hanno la necessità di lasciare in custodia il proprio cane durante la visita al MUSE in collaborazione con la Lega Nazionale di difesa del cane.
  • Si può entrare e uscire dal MUSE nel corso della giornata. Viene apposto un timbro dal personale che controlla gli accessi.
  • E’ presente una caffetteria. Altri punti di ristoro si trovano nelle immediate vicinanze del Museo e i locali del centro città sono raggiungibili in 10 minuti a piedi dal museo, grazie ad un sottopasso pedonale. All’interno dell’area museale non si può mangiare, tuttavia, è possibile consumare il proprio pranzo al sacco in un parco adiacente.
  • Durante i weekend, il MUSE propone attività e spettacoli scientifici per bambini di tutte le età della durata di circa 30 minuti, inclusi nel biglietto d’ingresso e per i quali non è necessaria la prenotazione.

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Sulla magnifica terrazza del MUSE di Trento

Vi abbiamo convinti a organizzare una gita a Trento?! 😉

48 ore in Val Pusteria: una valle a misura di bambino.

Lo confesso: pur sciando fin da piccola, non ho mai amato particolarmente la montagna, ultimamente, però, mi sto ricredendo. Forse è perché ho tanto bisogno di relax, di silenzio, di spazi infiniti e natura incontaminata.

Da tempo volevo fare una vacanza in Val Pusteria, incuriosita dai tanti racconti, letti o ascoltati da amici o conoscenti, ricchi di entusiasmo per questa valle, di certo disegnata da una mente innamorata degli uomini e, in particolare, dei bambini.

Lo scorso maggio il mio desiderio è stato esaudito. La nostra non è stata proprio una vacanza ma una fuga di sole 48 ore per festeggiare il mio compleanno e quello di Teo.

Di più non era possibile fare e ci siamo goduti comunque questi due giorni in un posto meraviglioso, dove mi piacerebbe ritornare presto, magari in autunno, che dicono sia la stagione più affascinante, che enfatizza di più, con i suoi colori caldi, la meraviglia di questi luoghi.

Condivido, con questo post, qualche dritta se pensate ad un fine settimana in queste zone. Non si tratta, ovviamente, di una guida esaustiva, ma solo di una piccola raccolta di suggerimenti family oriented (e non solo).

La Val Pusteria è una valle alpina situata tra l’Alto Adige ed il Tirolo Orientale.
Questa stretta valle è percorsa dalla ferrovia e dalla strada statale della Pusteria. Entrambe attraversano paesi noti come Brunico, Dobbiaco e San Candido e, quasi sempre, parallelamente alla strada e alla ferrovia (gratuita per chi soggiorna nelle strutture ricettive della valle!!!), scorre anche una lunga pista ciclabile, nota come Pusterbike, adatta anche alle famiglie con bambini piccoli perchè si caratterizza per molti percorsi su strada asfaltata, senza particolari difficoltà tecniche, con un chilometraggio limitato e un basso dislivello in salita.

Dove alloggiare

Noi abbiamo soggiornato a Casteldarne, vicino Chienes, in questo residence (prenotato all’ultimo) e ci siamo trovati bene, tuttavia dovessi tornare preferirei spostarmi un po’ più verso il centro valle, verso Valdaora o Villabassa, due graziosi paesi a misura d’uomo, dove grandi e piccini possono divertirsi con tante attività nella natura e rilassarsi in un ambiente incontaminato.

La ricettività è, senza dubbio, uno dei punti di forza della valle e, più in generale, del Trentino: anche senza soggiornare in hotel a 4 stelle, accoglienza, attenzione all’ospite e pulizia sono garantiti praticamente ovunque. Per un’offerta completa di hotel e alloggi potete consultare questo sito.

Cosa vedere

Non basterebbero due settimane per vedere tutte le belezze della Val Pusteria.

Vi scrivo sotto i posti che siamo riusciti a visitare in due giorni, con particolare attenzione alle esigenze di Teo e al suo divertimento.

1) Il parco Kinderwelt – Mondo Bimbi a Valdaora di Sopra.

È un angolo di paradiso in mezzo alla natura, inaugurato nel 2015. Si tratta di un parco giochi naturale, ad accesso libero e gratuito tutti i giorni della settimana, costruito in un bosco meraviglioso, sotto alberi altissimi che regalano ombra e refrigerio anche nelle giornate estive più calde.

Mondo Bimbi è suddiviso in 3 aree: il bosco magico, i giochi d’acqua e il percorso di arrampicata. Nel bosco magico troverete casette sospese e altri giochi divertenti; nella zona dei giochi d’acqua stagni, dighe, mulinelli e trivelle.

Qui ci sono anche le due vere attrazioni del parco: il Maxiscivolo e il Miniscivolo, il primo è lo scivolo più lungo dell’Alto Adige con i suoi 60 metri; il secondo vanta una lunghezza di 13 metri ed è accessibile anche ai bambini sotto i 10 anni, non accompagnati.

Non vi dico la gioia di Teo, non voleva più venir via e anche noi ci siamo cimentati nella discesa. Altro che gli scivoli dei parchetti delle nostre città!

Vi lascio la mappa del parco qui sotto, il percorso è accessibile ai passeggini, motivo in più per le famiglie di sceglierlo come meta per una bella passeggiata o per farci una scappata veloce durante una gita al lago di Braies o al Plan de Corones.

2) Il parco Kurpark a Villabassa.

A Villabassa (premiato come il “Comune dei bambini” che ospita anche il primo villaggio benessere Kneipp für mich® in Italia) sorge questo meraviglioso parco, dove abbiamo passato tutta la mattinata del secondo giorno, prima della gita pomeridiana al lago di Braies.

Il Kurpark è considerato, a ragione, uno dei più bei parchi della Valpusteria, con attrazioni e giochi per bambini di tutte le età.

Troverete altalene, scivoli, percorsi avventura, ponti tibetani, sabbiere con ruspe, laghetti con animali e addirittura un percorso salute. L’ingresso è assolutamente libero e gratuito, solo il percorso benessere è a pagamento ad un prezzo davvero irrisorio (se ricordo bene intorno ai 2/3 euro). Anche questo parco è accessibile con il passeggino ed è dotato di tavoli e panche in legno per i picnic.

3) Il lago di Braies

Il lago di Braies è una meraviglia per gli occhi per il colore delle sue acque e per il panorama che racchiude. È terribilmente fotogenico e, per questa ragione, super fotografato, con scorci che lasciano senza fiato e angolini bellissimi.

A piedi, durante la bella stagione, si può percorrere l’intero giro del lago, della durata di circa un’ora; con il passeggino, invece, è possibile fare solo metà percorso a causa delle molte scalette lungo la sponda est.

L’unica delusione è stata trovare chiuso l’imbarchino, probabilmente non era ancora stagione. Peccato perché avrei tanto voluto fare un giretto su una delle romantiche barchette di legno.

Cosa comprare

Ogni vallata dell’Alto Adige ha tradizioni gastronomiche e artigianali uniche. La Val Pusteria è famosa per i suoi accessori in lana cotta, nonché per molti tipi di formaggi, salumi e prodotti dolciari.

Anche le confetture di frutta sono molto rinomate. Noi, lasciato a malincuore il lago di Braies – e prima di dirigerci verso la bella San Candido, dove abbiamo cenato la seconda e ultima sera in questo storico ristorante – abbiamo fatto tappa da Alpe Pragas.

Qui abbiamo trovato composte di frutta che sono una gioia per il palato! Troverete anche mostarde e gelatine di vino.

Abbiamo acquistato marmellate per noi, succhi per Teo e qualche regalino.

La storia di Alpe Pragas è una piccola favola di successo, ne parlo con piacere, senza alcun tornaconto, perchè è una storia imprenditoriale di coraggio e tenacia.

Un ragazzo di nome Stefan Gruber, oggi 44 anni, orfano dall’età di nove, ebbe intorno ai 20 anni l’idea che avrebbe dato sostanza alla sua vita. Unico maschio dopo quattro figlie femmine, alla morte del padre ebbe in eredità il maso di famiglia. Non volendo continuare a fare il piccolo allevatore come i suoi genitori  decise, nel 1997, di utilizzare diversamente le sue terre, nell’incanto della natura vicina al lago di Braies. Stefan iniziò a coltivare frutti della montagna e a sperimentare la produzione di composte e confetture e, passo dopo passo, riuscì ad avverare il suo sogno. 

All’inizio erano solo una decina di gusti, cotti in pentole di acciaio proprio come uno farebbe in casa. I gusti oggi sono diventati 27 e i dipendenti fissi 12. La scelta del nome è un tributo alle sue montagne: Pragas è l’antico nome di Braies, l’Alpe di Braies insomma.

La mia composta di frutta Alpe Pragas preferita è quella della linea Fruit traveller a base di fragole mature (la qualità utilizzata è la Senga Sengana, coltivata per la prima volta volta nel 1954, ricchissima di vitamina C), scorza di limone e una foglia di basilico finemente tritata. Un abbinamento perfetto nella sua semplicità!

Già solo il negozio, attiguo al piccolo stabilimento di produzione, merita una visita. È uno showroom su tre piani, così curato da sembrare una galleria d’arte. Poi ha un’ampia zona esterna con un simpatico parco giochi a tema frutta.

L’ultimo giorno, prima del ritorno a Torino, abbiamo fatto tappa a Trento. Non siamo riusciti a visitare la città perché abbiamo dedicato l’intero pomeriggio al MUSE, il Museo della scienza, bellissimo e adatto anche ai bambini piccoli. Ve ne parlerò in un prossimo articolo, perché merita davvero un post dedicato.

Se volete suggerirmi altri posti assolutamente da non perdere in Trentino ve ne sarò grata.

Un abbraccio, Elisa

Giocare con il futuro. Future Park alle OGR di Torino.

Avete sentito parlare del Future Park alle OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino e vi siete incuriositi ma non siete ancora riusciti a fare un salto con i vostri bambini?

Allora questo post fa per voi! 😉

Complice il mal tempo, che impediva la fuga in un parco, noi ci siamo andati la scorsa domenica con la nostra amichetta Lucilla e la sua mamma e ci è piaciuto un sacco!

Ma di cosa sto parlando esattamente? Future Park è un’area pensata per i bambini dai 3 ai 10 anni con l’obiettivo di stimolare fantasia e creatività attraverso una tecnologia amica.

Si tratta di un insieme di installazioni e postazioni ideate da TeamLab, il collettivo di sviluppatori giapponesi che, da oltre quindici anni, porta avanti una ricerca che integra arte e tecnologia e che molti hanno forse già conosciuto al Padiglione del Giappone a Expo2015, dove le loro opere hanno riscosso un grandissimo successo.
Le OGR di Torino ospitano il primo spazio permanente in Europa dedicato a TeamLab, per la gioia di tutti i bambini che, entrando nel loro mondo fantastico, allestito al Binario 3 delle Officine Nord, possono divertirsi dando libero sfogo alla fantasia.

Prima di parlarvi dell’esperienza e di cosa troverete una volta varcata la soglia del Binario 3 delle OGR, desidero condividere queste parole illuminanti, che sono il filo conduttore del progetto, nato dal desiderio di rendere bambini e adulti più creativi nella vita di tutti i giorni attraverso un’esperienza molto divertente:

Può essere difficile immaginare quale lavoro faranno i bambini di oggi in futuro. Nella società di domani, i tratti che soltanto gli esseri umani possiedono – come la capacità di pensare e agire in modo creativo – diventeranno sempre più importanti. Noi umani siamo essenzialmente creativi. Tuttavia, ci viene insegnato fin da piccoli che esiste una sola risposta corretta. Di conseguenza, abbiamo tutti paura di commettere errori, perdendo la nostra naturale creatività. Gli umani conoscono il mondo solo attraverso l’interazione con gli altri. Gran parte della società umana si è sviluppata proprio attraverso risultati creativi nati dalla collaborazione e dal gioco di squadra. Questo è il motivo per cui la creatività collaborativa, o esperienza di co-creazione, è oggi così importante.

Il Future Park di Torino si sviluppa in 4 postazioni, ognuna delle quali dedicata ad una differente esperienza creativa.

La particolarità dello spazio, che lo rende estremamente suggestivo, è l’assenza di illuminazione, tutte le attività si svolgono infatti in penombra, per meglio godere delle luci e degli effetti emanati dalle installazioni.

L’esperienza di gioco non è guidata, è volutamente libera proprio al fine di stimolare maggiormente la creatività dei bimbi, tuttavia in alcune fasi (come quella della scansione dei disegni…fra poco capirete!) l’assistenza degli operatori presenti è essenziale. Sono stati tutti molto gentili e disponibili, sempre pronti a fornire aiuto e spiegazioni e persino a giocare con i bambini, come nell’area delle sfere colorate.

Il primo spazio che si incontra entrando è proprio Light Ball Orchestra, un’installazione immersiva in cui i bambini possono divertirsi giocando con grandi sfere luminose, che mutano colore e suono rotolando, fino a formare una specie di orchestra.

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A table where Little People Live è, invece, un’installazione formata da due tavoli interattivi ad altezza bimbo. Non voglio svelarvi troppo, vi dico solo che quest’attività è stata pensata per stimolare la logica e la creatività dei piccoli.

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I bambini si possono divertire poi con altre due aree, che sono il vero fulcro dell’esperienza: Sketch Aquarium e Sketch Town.

Sketch Aquarium è un enorme acquario virtuale in cui le creature marine disegnate dai piccoli prendono vita sullo schermo. All’interno dello spazio si possono, infatti, colorare e personalizzare gli abitanti del mare su fogli di carta forniti dal personale. Una volta completato il disegno, il foglio viene scannerizzato attraverso uno speciale strumento che si chiama scansnap e l’immagine viene inviata immediatamente sullo schermo.

Non vi dico l’entusiasmo di vedere il nostro totano a pois volteggiare elegante nell’acqua. La cosa bella è che si può interagire con l’installazione, toccando le creature marine e dando loro da mangiare (sempre virtualmente of course!)

Sketch Town è una coloratissima città che si trasforma continuamente, sempre grazie ai disegni dei bambini. Macchine, camion, gru ma anche aerei, ufo e navicelle spaziali sono colorati e poi scannerizzati per diventare tridimensionali ed entrare nel panorama virtuale della città. Anche in questo caso i bambini possono interagire con il paesaggio toccando i vari elementi per modificare il loro comportamento. Ogni elemento svolge un ruolo: gli aerei, ad esempio, servono per proteggere la città. Da cosa? Lo scoprirete solo andando alle OGR!

I disegni realizzati in Sketch Town possono anche essere trasformati in pezzi unici 3D di carta, da costruire con forbici e colla e poi portare a casa.

Cose da sapere:

  • Future Park è aperto dal giovedì alla domenica. Gli orari sono: giovedì e venerdì 15:00 – 19:00; durante il we 11:00 – 19:00.
  • L’attività dura 1 ora, tuttavia mi sembra di aver capito che, se non si va nei momenti di maggior affluenza, la durata di permanenza è molto flessibile (noi, per dire, siamo rimasti dentro due ore).
  • Sono previste riduzioni per famiglie o per gruppi numerosi, nonchè per i possessori della tessera musei. Mi raccomando, conservate il biglietto di ingresso perché vi permetterà di entrare a prezzo ridotto dopo la prima visita. Per i prezzi vi rimando qui.
  • Future Park resterà alle OGR di Torino fino al 2021 e ogni sei mesi cambierà forma e soggetto.

Per noi esperienza approvata e da ripetere assolutamente!

Se volete dare un’occhiata agli allestimenti TeamLab in tutto il mondo, cliccate qui. Rimarrete a bocca aperta!

Un abbraccio, Elisa

Domeniche in Festa. La Primavera irrompe alle OGR di Torino!


Avete voglia di primavera, vero? Dopo il passaggio di Burian e le 50 sfumature di cielo grigio e piovoso di questi giorni, abbiamo tutti bisogno di un’esplosione di natura e di colori!

Allora non potete perdervi il nuovo appuntamento delle Domeniche in Festa alle OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino, le più antiche officine ferroviarie italiane.

Sono momenti di incontro delle famiglie con l’Arte moderna e contemporanea sotto forma di laboratori creativi (organizzati dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, a cura del network ZonArte, con il sostegno della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT) allestiti negli spazi del Duomo delle nuove OGR, uno dei più importanti esempi di architettura industriale dell’Ottocento torinese.

Le Domeniche in Festa alle OGR saranno una al mese per tutto il 2018 (con solo una breve pausa estiva), sempre gratuite e aperte a tutti.

Sono pensate come dono per la collettività e come momento unico di festa, condivisione e formazione.

Abbiamo partecipato, lo scorso febbraio, al primo appuntamento intitolato Fuoco e Fiamme, una festa di Carnevale, insolita e coinvolgente, che ci ha visti impegnati – piccoli e grandi – a costruire ali, maschere e copricapi di colore rosso fiammante, ispirati alla figura leggendaria dell’Uccello di fuoco. E’ stata davvero una bella esperienza!


Il secondo appuntamento avrà luogo il prossimo 25 marzo (ore 11 e ore 15).

Protagonisti del laboratorio Flower Power saranno proprio i fiori, da dipingere e indossare, in omaggio al ritorno della Primavera e alla sempre stupefacente trasformazione delle Natura.

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da internet

Noi abbiamo già prenotato! Non aspettate troppo, i posti sono limitati.

Se non siete di Torino e meditate una gita nella nostra bella città (un po’ di campanilismo ci sta! 😉) potete fare una deviazione dai circuiti turisti più conosciuti e spingervi fino alle OGR. Potrete vivere una bella esperienza con i vostri bimbi e visitare un luogo di Torino molto interessante.

Per non perdervi i prossimi appuntamenti delle Domeniche in Festa alle OGR potete seguire la pagina Facebook del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli.

Per ulteriori informazioni o per prenotare potete telefonare o scrivere una mail:
011.9565213
educa@castellodirivoli.org

A presto, Elisa

Tempo dei bambini Vs tempo dei grandi: 5 libri da leggere insieme per rallentare e sentirsi un po’ meno in colpa.

Leggevo di uno studio pubblicato sullo Spanish Journal of Psychology sui sensi di colpa. Le donne risultano essere decisamente più sensibili al sentirsi in colpa rispetto ai maschi della stessa età.

Sai che scoperta. Mi sa che nasciamo così, pacchetto incluso.

Il senso di colpa delle madri, poi, se possibile, si moltiplica.

Ultimamente il mio senso di colpa ricorrente è quello di non riuscire a rispettare i tempi di Teo, i suoi tempi di bambino.

Non è piacevole, mi sento un pochino sollevata solo quando penso che:

  • non sempre si riesce a fare quello che si vorrebbe e non tutto dipende da noi;
  • nulla è irrecuperabile;
  • mio figlio, anche se arrabbiato o deluso, non smetterà di amarmi.

Questa sorta di sana auto-assoluzione non significa, tuttavia, non provare a rallentare, nella convinzione che ciò possa far bene ad entrambi.

Da qualche tempo, anche il mondo della narrativa per bambini sta affrontando il tema della frenesia della quotidianità e dello stress che ne consegue, una situazione che, nostro malgrado, coinvolge anche i più piccoli, inevitabilmente alle prese con i ritmi degli adulti, spesso poco rispettosi dei tempi più lenti (e sani) dei bambini.

Ho pensato di dedicare questo post ad alcuni albi illustrati, davvero preziosi, da leggere insieme ai nostri bimbi, per cercare di riappropriarci, almeno un pochino, del piacere della lentezza e aiutarci a non sentirci genitori di m…. quando, talvolta, riversiamo stanchezza e nervosismo anche sui nostri figli.

Sono 5 libri che sanno trasmettere importanti messaggi sia ai piccoli, cui sono direttamente rivolti, sia ai grandi, che li accompagnano nella lettura.

1. Aspetta di Antoinette Portis

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Questo albo inizia con una situazione decisamente comune: “Presto! Presto!” dice la mamma al figlio mentre lo trascina per strada, guardando ansiosa l’orologio.

Ma la città è grande e ricca di attrazioni: un cagnolino da accarezzare, una betoniera da ammirare, un operaio da salutare, un vecchietto, che getta il pane agli anatroccoli, da imitare.

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La mamma permette di fermarsi, ma solo per un attimo, perché occorre andare e bisogna far presto! La mamma va veloce, il bimbo frena.

Tipico, no?

Laddove c’è un adulto che deve andare di corsa, preso dalle incombenze quotidiane, c’è sempre un piccolo che vuole rallentare e osservare il mondo.

Alla fine del tragitto, quando si rivela anche la destinazione (la stazione della metropolitana), non c’è più tempo nemmeno per i brevi momenti di indugio.

Ma un ultimo “Aspetta!” del bimbo blocca la mamma e, con lei, il lettore. Una frazione di secondo in cui il tempo si ferma e anche la donna si volta, finalmente, là dove il ditino del figlio indica un magnifico doppio arcobaleno, che saprà unirli in un abbraccio.

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Età: dai 3 anni.

Un piccolo libro, semplice ma efficace, che, mettendo a confronto il tempo concitato degli adulti con quello lento dei bambini, riesce a parlare al cuore di entrambi.

2. Urlo di mamma di Jutta Bauer

È un albo che colpisce al cuore. Diciamo proprio che ci va giù duro.

Potrebbe sembrare una storiella come tante, invece questo libro ospita parole e immagini di una potenza comunicativa sconvolgente.

Si apre con una mamma pinguina che sbotta. Sì, perché le mamme sono sempre sottoposte a stress notevoli – evidentemente anche quelle del mondo animale! – per cui è inevitabile che talvolta perdano la pazienza e il controllo.

Solo che l’urlo della mamma, questa volta, è talmente forte – e il suo volto così infuriato – da mandare in mille pezzi il piccolo pinguino. Pezzi del corpicino che si staccano e volano via, si perdono in ogni angolo del mondo: le ali nella giungla, il beccuccio su una montagna, il culetto in città e così via.

 

Il piccolo prova a ricomporsi ma non ci riesce. Ha bisogno della sua mamma che, con pazienza e tenacia, ritrova tutti i pezzi e li ricuce alla perfezione, con la cura e la precisione che solo le madri hanno. Quando il piccolo pinguino è di nuovo “intero“, la mamma lo abbraccia forte, chiedendogli scusa.

Le mamme urlano, ma sanno anche riportare la pace, sanno confortare, rassicurare e, soprattutto, chiedere scusa.

Quanto è consolatorio questo finale! Quante volte abbiamo perso la pazienza, quante volte abbiamo urlato e, magari, visto i nostri bimbi reagire con spavento. Spesso accade in modo involontario. Quando, però, poi prendiamo coscienza delle conseguenze del nostro urlo, ecco che parte il senso di colpa.

Questo libro è davvero prezioso perché insegna che la rabbia non è qualcosa da nascondere, che il dolore può essere curato e che si può sempre rimediare ad uno sbaglio.

Urlo di mamma è un libro per i bambini: per spiegare loro che anche le mamme si arrabbiano, talvolta tantissimo e la rabbia può far male, ma alla fine tutto si può ricucire grazie all’amore. Nemmeno il litigio più forte o la sgridata più severa, se c’è affetto, possono compromettere il legame tra genitori e figli. L’importante è saper ricucire insieme tutti i pezzi.

Ed è soprattutto un libro per le mamme: per confortarle quando si sentono sbagliate, aiutandole ad essere più indulgenti verso se stesse.

Qui (a fondo pagina) si trova lo spunto per un laboratorio da sperimentare con i propri figli, dopo aver letto insieme l’albo. Mi sembra una bellissima idea!

Eta: dai 3 anni.

Una lettura che prende per mano mamme e bimbi alla scoperta dei propri sentimenti ma anche dei propri limiti.

3. Non si toglie di Shinsuke Yoshitake

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Un libro recente che ha avuto una menzione speciale al Bologna Ragazzi Award 2017. Racconta benissimo, in maniera davvero comica, quel momento della crescita in cui si è ancora in bilico tra il bisogno di una mano e la ricerca dell’autonomia (e la necessità di vedere rispettati i propri tempi).

Già la copertina è simpatica e accattivante. Protagonisti sono, infatti, un piccolo corpo di bimbo incastrato in una maglietta e un grande corpo di donna intento a liberarlo.

Quante volte mi succede con Teo! Forse per questo lui adora questo libro. 😉

Il buco della maglia è troppo piccolo per far passare la testa e il bimbo non riesce a sfilarsela da solo. Incalzato dalla madre, che lo invita a sbrigarsi perché è l’ora di fare il bagno, il piccolo rimane intrappolato per un tempo che a lui pare infinito.

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Prende il via, così, una divertente odissea per il simpatico protagonista, che inizia a fantasticare: se rimarrò incastrato per sempre? Crescerò anche così?

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E mentre cerca di liberarsi, immagina per sé un futuro impacciato e al buio. Come potrò bere? Come convincero’ il gatto a non farmi il solletico sulla pancia? In definitiva, come potrò cavarmela da solo nelle piccole e grandi sfide di ogni giorno?

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Ma il bambino si consola presto pensando che ci saranno, di certo, altri bimbi incastrati come lui, basterà solo cercarli e giocare con loro, potrà comunque farsi degli amici ed essere felice.

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Tuttavia, mentre la sua immaginazione lo porta altrove e sembra passata un’eternità, la vasca da bagno è, in realtà, ancora là che lo attende e la pazienza della mamma è esaurita.

I suoi sogni di autonomia falliscono miseramente. Arriva la mamma e, in un attimo, si ritrova nudo e sotto la doccia.

E così, mentre noi adulti sorridiamo, ritrovando in questa storia dolce e buffa tutta la quotidianità con i nostri piccoli, ai bambini rimarrà la sorpresa e il divertimento di fronte alle peripezie e ai pensieri surreali del piccolo buffo protagonista.

Eta: dai 3 anni.

Com’è dura crescere e avere a che fare con gli adulti che vanno di corsa e vogliono sempre decidere tutto!

4. Vorrei un tempo lento lento di Luigina Del Gobbo e Sophie Fatus

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La lentezza non mi appartiene molto. Un po’ per carattere, un po’ per i ritmi che la vita quotidiana impone.

Quando la libraia mi ha consigliato questo albo l’ho trovato subito molto poetico. Con delle illustrazioni e dei colori belli e gioiosi.

Non si tratta di una storia, bensì di una lunga filastrocca illustrata che parla del tempo, anzi dei vari tipi di tempo: non esiste solo il tempo frenetico ma anche il tempo per andare a piedi a scuola seguendo una farfalla che nel vento viaggia sola. E un tempo zitto per sentire il mio respiro e tuffarmi a capofitto nel silenzio, quello vero!

Leggere insieme, con tranquillità, le parole di questo libro è una coccola da regalarsi.

Eta: dai 3 anni.

Un libro che invita bambini e genitori a riappropriarsi dei ritmi lenti della natura, riscoprendo il piacere di fare le cose senza fretta. Per godere appieno di ogni istante.

5. Le pazze giornate della mamma di Elise Raucy e Estelle Meens

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E’ mattina presto. Margherita è ancora nel letto quando si vede arrivare addosso la gonna, le calze e il consueto buongiorno: sbrigati! Per il fratellino Ernesto l’imperativo è sempre lo stesso. Le giornate della loro mamma sono una corsa senza fine, scandita dal ticchettio di un orologio.

Ma la mamma riesce sempre a fermare il tempo, anzi, è talmente brava che non può che nascondere dei poteri magici. Quando la mamma ferma il tempo le lancette scorrono lente per godersi balli scatenati, canti a squarciagola, gare di solletico. Momenti teneri che non dovrebbero finire mai.

Le mamme sono sempre prese da mille incombenze e per i bambini, a volte, non è semplice riuscire a comprendere perché il tempo per giocare insieme sia meno di quello che vorrebbero.

La prima parte del libro è molto veloce, con illustrazioni movimentate e ricchissime di particolari. Ad un cero punto, però, una frase fa rallentare il ritmo:

“Ehi, ma come sei diventato alto. Eri così piccolo, mi sembrava ieri.”

Da questo momento in poi il racconto diventa pacato, le immagini frenetiche e caotiche lasciano il posto a illustrazioni dolci e poetiche.

Da questo momento in poi c’è una mamma che rallenta e si calma.

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Un libro da leggere insieme per spiegare ai bambini che, anche se gli impegni quotidiani sono tanti, il momento per le coccole si trova sempre. Un promemoria per i genitori, per ricordarsi di rallentare e trovare il modo per ritagliarsi del tempo di qualità con i propri figli.

Eta: dai 3-4 anni.

Spero vi siano piaciuti!

Un abbraccio, Elisa

Musei per bambini: la nostra esperienza a Rivoli, Genova e Milano.

Il binomio musei e bambini non è più qualcosa di inconciliabile, è finita l’epoca in cui i musei erano asettici contenitori di opere d’arte, dedicati esclusivamente ad un pubblico adulto.

Da diversi anni, anche nel nostro Paese, sono molteplici le istituzioni che organizzano visite e laboratori per i bambini e numerosi sono anche gli spazi culturali e scientifici appositamente creati per far vivere belle esperienze ai piccoli visitatori.

Nell’ultimo mese abbiamo visitato alcune interessanti realtà, strutture pensate proprio per i bambini oppure che hanno deciso di attivare, con grande successo, accanto ai percorsi tradizionali, speciali attività per le famiglie.

Se avete voglia di seguirci, magari per prendere qualche spunto per prossime gite, in questo articolo vi faremo scoprire il Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea, la Città dei bambini e dei ragazzi di Genova e il MUBA di Milano.

Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea in provincia di Torino

Una piccola premessa: la scorsa estate ho partecipato al contest fotografico #myfamilytour organizzato da PinAndGo, un nuovo portale per far viaggiare le famiglie in Italia, in collaborazione con Instagramers Italia.

Per ogni regione d’Italia, tra quelle presenti nelle foto partecipanti, è stata selezionata a settembre la foto più rappresentativa. Le 18 foto scelte sono state poi pubblicate e le famiglie sono state ospitate presso una struttura convenzionata “Pin Friends” nella propria regione.

Non vi nascondo lo stupore quando ho saputo che anche una mia foto era stata scelta. Eccola!

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Noi, che viviamo in Piemonte, abbiamo avuto l’opportunità di vivere un’esperienza speciale al Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea, in provincia di Torino.

Il Museo organizza una volta al mese i Weekend’Arte (ogni terzo fine settimana, da settembre a giugno, più ulteriori appuntamenti speciali), occasioni molto apprezzate dalle famiglie per incontrare l’arte contemporanea in modo divertente. L’appuntamento prevede la visita guidata e un laboratorio in relazione alla collezione permanente o alle mostre in corso. Le attività sono tutte a cura dal Dipartimento Educazione del Museo, che vanta diverse esperienze internazionali, come la partnership con il Louvre nel 2013.

Per i bambini a partire dai 3 anni gli appuntamenti sono il sabato alle ore 15.30 e la domenica alle 15 (visita + laboratorio: € 4 per ogni bambino e adulto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei). Il Dipartimento Educazione ha istituito recentemente anche alcuni appuntamenti pensati per le famiglie con bimbi da 0 a 3 anni il sabato mattina alle ore 10, sempre una volta al mese. L’ingresso in questo caso è gratuito.

L’ideale sarebbe stato prendere parte al laboratorio del sabato mattina ma, per permettere anche al nostro papà di partecipare, abbiamo scelto, nonostante i dubbi iniziali, l’attività della domenica pomeriggio, pensata per bambini più grandi, dalla materna in poi.

Le due guide-educatrici sono state dolci e bravissime nel coinvolgere Teo, che ha, infatti, partecipato con entusiasmo e un’attenzione che non imaginavo, considerata la sua età e il tema non semplice per bimbi così piccoli: “La forma delle stelle“, un viaggio particolare ed emozionante alla scoperta delle opere di Gilberto Zorio, uno dei massimi esponenti dell’Arte povera.

La voce delle stelle

La vista pazzesca dall’alto del Castello

Abbiamo visitato la mostra in modo interattivo e coinvolgente e costruito una stella decisamente originale!

Ecco la nostra stella!

Perché visitare questo Museo con i bambini:

  • oltre ai bellissimi laboratori, meritano anche la salita al Castello (magnifica residenza patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco) e il panorama mozzafiato che si gode dall’alto;
  • si può scegliere se accompagnare i bambini nell’attività oppure proseguire la visita da soli, un’opportunità da cogliere per godere, in tutta calma, di opere come Novecento di Maurizio Cattelan o la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto;
  • si può organizzare un compleanno fuori dal comune (qui le informazioni per un Compleanno da Re al Castello di Rivoli);
  • il Museo è baby-friendly: si può entrare con passeggini e carrozzine, fotografare, sfogliare libri per adulti e bambini al bookshop. Inoltre, sono presenti una caffetteria, con ampio spazio all’aperto, per una pausa relax, un angolo allattamento e servizi attrezzati per il cambio dei bebè.

Info e Prenotazioni

Dipartimento Educazione Castello di Rivoli 011-9565213, educa@castellodirivoli.org

la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto
Novecento di Maurizio Cattelan

La Città dei bambini e dei ragazzi di Genova

La Città dei bambini e dei ragazzi di Genova è un’area di oltre 2.000 metri quadrati di gioco educativo dai 2 ai 13 anni, dove è possibile giocare ma anche scoprire scienza e tecnologia, sempre divertendosi.

Per noi è stata una vera folgorazione!

Teo non sarebbe mai voluto andar via. Sia lui che la cuginetta Bibi e l’amichetto Greg, il più piccino del gruppo, si sono divertiti tantissimo.

Per i piccolissimi c’è il Bosco in città con una casetta, lo specchio per riconoscere la propria immagine, la grotta per nascondersi e il fiume da attraversare.

La Casa in costruzione e lo spazio Le mani in acqua sono, invece, pensati per i bambini fino ai 6 anni.

La prima è la rappresentazione di un vero e proprio cantiere a misura di bambini. Il divertimento è assicurato giocando a completare una casa, utilizzando mattoni di gommapiuma, gru, carriole e nastro trasportatore.

La seconda area ospita una grande vasca con acqua corrente che permette di divertirsi iniziando a scoprire i comportamenti dei corpi liquidi attraverso l’uso di barchette, pompe, dighe e mulini. L’altra postazione è, invece, caratterizzata da getti d’acqua, su cui è possibile mettere palline colorate per vedere come la forza del getto le tenga in sospensione.

La struttura fornisce grembiuli impermeabili e ciabattine di plastica ma vi consiglio di portare qualche cambio d’abito.

Teo, che di certo non si risparmia nel gioco, alla fine era bagnato ma felicissimo!

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Potevamo, poi, non fare un’incursione nell’area dedicata ai piu grandi (6-13 anni)? Certo che no! Questo spazio è molto ampio e ospita postazioni che consentono di approfondire molte curiosità sui viventi, sulla tecnologia e su fenomeni fisici che fanno parte del quotidiano. Qui trovate le informazioni su questo spazio.

Noi abbiamo apprezzato particolarmente la pista delle biglie acrobatiche, che si può costruire, dando sfogo alla propria inventiva, grazie ad una grande lavagna magnetica, l’area delle bolle di sapone giganti, il formicaio (la particolarità è che l’osservazione può essere condotta sia sopra che sotto terra, attraversando un tunnel alla scoperta della formica regina) e il grande transatlantico, che è una bella occasione per giocare con l’attrezzatura di bordo, le rotte di migrazione, il Codice Morse, i nodi marinari e la bussola.

Perché visitare questo Museo con i bambini:

  • i bambini sono liberi di giocare e sperimentare in autonomia ma sono organizzati anche interessanti laboratori e percorsi tematici guidati;
  • la struttura si trova all’interno del Porto Antico di Genova, forse l’area con la più alta concentrazione di luoghi di interesse ludico-culturale di tutta la città. Qui trovate tutti i possibili percorsi. Oltre alla Città dei bambini e dei ragazzi e all’Acquario con la sua Biosfera (assolutamente tutti da non perdere), altre attrazioni o luoghi interessanti sono il Galata, il più grande museo marittimo del Mediterraneo, ma anche il più innovativo e tecnologico, che consente di andare alla scoperta di sei secoli di vita sul mare (davanti al Galata è ormeggiato il Nazario Sauro S518, l’unico sottomarino italiano visitabile in acqua); il Bigo (l’ascensore panoramico progettato da Renzo Piano che, ruotando a 360 gradi e arrivando a 40 metri di altezza, permette una visione completa di Genova, tra moli, banchine, edifici e caruggi), il Museo Luzzati e il Genoa Museum, luogo di interesse non solo per i tifosi della squadra più antica d’Italia, ma anche per tutti gli appassionati di calcio, grandi e piccoli, perchè custodisce antiche maglie, manifesti e cimeli, come uno dei palloni del primo campionato di calcio italiano;
  • la Città dei bambini e dei ragazzi è assolutamente baby-friendly, si può entrare con passeggini e sono presenti servizi attrezzati per il cambio. All’interno non esiste un’area ristoro o caffetteria, fatta eccezione per una piccola zona con le macchinette. L’area del Porto Antico è ricca di locali dove pranzare (c’è anche Eataly) ma se avete voglia di fare due passi, verso Via S. Lorenzo, per assaggiare la vera focaccia ligure o altre specialità da forno genovesi, vi consiglio Focaccia e Dintorni (grazie Sabrina, aka @sabri81ge, per averci portati! Averla poi gustata nell’area-gioco del Porto Antico, riscaldati da un bel sole tiepido, nonostante fossero i primi di gennaio, è stato davvero piacevole);
  • se poi volete uscire dall’area del Porto Antico (che da sola necessiterebbe di un mese per essere vissuta e conosciuta appieno!), vi consiglio una passeggiata nei carrugi del centro storico (i fan di De Andrè non possono non fare un salto al n. 29 di Via Del Campo) e, soprattutto, una capatina a Boccadasse, un caratteristico e coloratissimo borgo marinaro, proprio al fondo di Corso Italia. Ci sono diversi localini per cenare o per gustare un aperitivo sulla piccola ma suggestiva spiaggia. Per darvi un’idea delle distanze dall’Acquario sono circa 5 km. Se volete fare almeno un pezzo a piedi, vi consiglio di arrivare fino alla stazione Brignole (dal Porto Antico si impiega massimo una mezz’ora) e poi, da lì, prendere il pulman n. 31. Io vi confesso che, essendo sola con Teo, al ritorno ho preferito optare per un bel taxi, spendendo circa 15 euro.

Info e Prenotazioni

La Città dei bambini e dei ragazzi si trova nel Porto Antico di Genova, all’interno dei Magazzini del Cotone, Modulo 1 – 1° piano Tel. 010 2485790 info@cittadeibambini.net Qui trovate tutte le informazioni su orari e prezzi. Vi consiglio di preferire le ore del mattino per la visita, quelle del pomeriggio sono sempre le più affollate.

MUBA – Museo dei bambini Milano

E per concludere: il MUBA di Milano, un museo che promuove una cultura innovativa per l’infanzia con al centro l‘esperienza diretta dei bambini, secondo il metodo pedagogico dei Children’s Museums. Il MUBA, aperto nel 2014, è anche socio fondatore di Hands on! International, l’Associazione Europea dei Musei dei Bambini.

Il MUBA non ha una collezione da visitare liberamente, ma attività organizzate, a orari fissi, in due diversi spazi:

SPAZIO REMIDA: un luogo permanente di sperimentazione sensoriale per bambini dai 2 agli 11 anni. Questo spazio un week end al mese propone un allestimento per i più piccoli, dai 12 mesi ai 6 anni, dal nome REMIDA PER I PIU’ PICCOLI. Inoltre, sempre un week end al mese, sono realizzati laboratori DIDOLAB per la fascia 2-6 anni;

SPAZIO MOSTRE: un spazio che ospita mostre-gioco temporanee e interattive. Fino al 29 giugno 2018 è allestita COLORE per bambini dai 2 ai 6 anni. Si tratta di una mostra pensata per avvicinare i piccoli al mondo del colore e della luce attraverso un percorso attivo e sensoriale.

Noi abbiamo partecipato soltanto al laboratorio REMIDA e speriamo di riuscire a tornare al MUBA per il DIDOLAB o per la mostra COLORE, prima della fine di giugno.

Come funziona? REMIDA accoglie i bambini e i loro accompagnatori mettendo a disposizione una selezione di materiali scartati dalla produzione industriale ed artigianale, che si trasformano in preziose risorse creative.

Immaginate un salone enorme pieno di materiali delle più svariate tipologie (oggetti e scarti di carta, cartone, ceramica, stoffa, cordame, plastica, cuoio, gomma, legno e metallo, etc.) che diventano una possibilità infinita di gioco e sperimentazione.

L’attività dura circa 75 minuti, durante i quali gli educatori del MUBA (che hanno formazioni che spaziano dalla psicologia, al teatro, dalla pedagogia, all’arte e alla scienza) favoriscono il processo di gioco, senza interferire, e sono sempre a disposizione dei partecipanti.

Curiosità: REMIDA è un progetto dell’Istituzione Nidi e Scuole d’Infanzia del Comune di Reggio Emilia e di Iren Emilia, ideato nel 1996 e intorno al quale è nata una rete che si compone oggi di ben 17 centri nel mondo.

Perché visitare questo Museo con i bambini:

  • i bambini e i ragazzi possono sperimentare, conoscere e imparare attraverso il gioco e l’esperienza diretta;
  • è situato presso la Rotonda della Besana, uno splendido monumento storico di Milano, poco conosciuto ma molto affascinante. Un tempo era il sepolcro dell’Ospedale Maggiore di Milano, oggi è un’oasi di pace in centro città dove poter giocare e rilassarsi.

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Info e Prenotazioni E’ consigliato l’acquisto dei biglietti in prevendita, in particolare nei week end. Costi: € 8 bambino + € 6 adulto; famiglia 4 persone € 25. Qui trovate ogni informazione utile.

Spero di avervi dato qualche spunto interessante! Se vi va di suggerirmi altre realtà carine, sarò molto felice di conoscere le vostre esperienze!

Ciao, Elisa ♥️

La magia delle giostre di un tempo: la Piazza dei Balocchi.

Domenica scorsa siamo andati a Rivoli, a due passi da Torino, perché nel primo pomeriggio avevamo un impegno per una bella esperienza di cui vi parlerò presto.

Passeggiando per il centro storico, alla ricerca di un posticino dove pranzare, ci siamo imbattuti in una meravigliosa scoperta: la Piazza dei Balocchi di Carla Acquarone e Rodolfo Ferraris, gli ideatori del Microcirco, una realtà di cui non conoscevo l’esistenza.

E’ scientifico: i  bambini hanno narici da segugi di divertimento. Teo stava beatamente dormendo, al calduccio, sul passeggino, ma si è destato in un attimo non appena ci siamo avvicinati ad una deliziosa giostrina retrò e ad altre piccole attrazioni, così semplici e belle da essere quasi commoventi! 😉

E cosi, mentre lui si divertiva a fare bolle, pescare paperette e pesciolini e a provare tutti e quattro i posti della giostrina (vorrai mica saltarne uno!!?),  io ne ho approfittato per fare amicizia con Carla e Rodolfo, che mi hanno raccontato con entusiasmo la loro storia, bella e originale.

Una grande storia d’amore nel circo più piccolo del mondo.

Rodolfo era campione di pattinaggio a rotelle e scultore, Carla era maestra di scuola elementare, con una tesi di laurea in Sociologia sul mondo del Circo. Le loro strade, ad un certo punto, si incrociano e le loro esistenze cambiano per sempre.

Un incontro fortunato che porta Rodolfo e Carla a sperimentare una nuova vita, decisamente fuori dagli schemi. Nel 1986 debuttano con il teatro di figura a Civezza, in provincia di Imperia, poi nel 1989, a Verona, incontrano l’Accademia del Circo. Scoprono di essere due autentici clowns, adottano un nome d’arte (Caramella e Charlotta) e inventano il Microcirco, il circo più piccolo del mondo.

Il loro è uno spettacolo di Circo Retrò, che vede impegnata tutta la famiglia. Gli Acquarone-Ferraris sono stati tra i primi in Italia a proporre il ritorno ad uno spettacolo circense senza l’utilizzo di animali. Il Microcirco è un circo educativo (è stato definito Circo Didattico), che promuove il valore sociale e pedagogico dell’arte circense ed è riconosciuto nel Registro Nazionale delle Piccole Scuole di Circo e dalla European Federation of Professional Circus Schools (FEDEC).

La Compagnia del Microcirco, tra l’altro, è anche tra le prime che, in abbinamento ai propri spettacoli, ha deciso di affiancare un’ampia offerta di gioco-scuola di circo, per una divulgazione dell’arte circense come occasione di svago, ma anche di apprendimento, socializzazione e condivisione.

A Monale, in provincia di Asti,  il Microcirco ha, infatti, avviato – dopo la lunghissima esperienza a Cesenatico – la Scuola di Circo Chapitombolo, di cui Carla è la responsabile per tutti i progetti che riguardano le Scuole (gli esperti del Microcirco hanno frequentato stage e corsi con programmi specifici per l’insegnamento delle arti circensi a bambini e ragazzi). 

La Compagnia accoglie a Monale gite scolastiche, uscite didattiche e visite di gruppi. I partecipanti sperimentano, in queste occasioni, molteplici discipline quali la giocoleria, l’equilibrismo, l’acrobatica al suolo o aerea (trapezio e tessuti), la clownerie e le piramidi umane.

Tornando alla Piazza dei Balocchi, ultima “invenzione” di Carla e Rodolfo, fino al prossimo 7 gennaio potete trovarla allestita a Rivoli in Piazza Garibaldi (qui la mappa), in occasione della manifestazione Il villaggio di Babbo Natale.

La Giostra Retrò è una vera e propria opera d’arte in miniatura, un gioiellino che riproduce, in piccolo, La Giostra di Cesenatico del racconto di Gianni Rodari, unica attrazione della cittadina adriatica nel secondo dopoguerra.

I pezzi della giostra sono tutti originali d’epoca: l’automobilina verde, la piccola vespa degli anni cinquanta, il bolide rosso da corsa degli anni venti e il cavallino di fine ottocento.

Se durante le Feste passate dalle parti di Rivoli, fate un salto. Sono certa vi piacerà! 

Per qualsiasi informazione sugli spettacoli del Microcirco e sulle attività per bambini e ragazzi e per le scuole, è possibile contattare direttamente Carla. (tel. 0141 294533 cell. 333 2707142).

Fotografare i bambini: i consigli di una talentuosa amica.

“Se hai l’ambizione di fare fotografie migliori, di impegnarti davvero per le tue immagini e le tue capacità. Se hai l’ambizione di guardare quel che fanno gli altri con le loro fotografie. In questi casi, sei un fotografo”.

Amo la fotografia, da quando sono diventata mamma il protagonista principale delle mie foto è Teo. Lo ritraggo spesso per cercare di cogliere attimi di questi anni così intensi, fatti di tanti momenti unici che spesso, oltre che nel cuore, desidero fermare in uno scatto.

Le foto dei bambini hanno un fortissima valenza emotiva, rappresentano alcuni dei ricordi più belli della vita.

Da tempo volevo provare a scrivere un post che raccogliesse alcuni suggerimenti per fotografare i bambini, una mission decisamente impegnativa e stimolante, soprattutto quando non si tratta di esserini statici, bensì di trottole da inseguire.

In questo post troverete alcuni consigli scritti con il fondamentale aiuto di una giovanissima e talentuosa amica: Federica Nota.

Piccoli accorgimenti – da mettere in pratica con macchina fotografica o smartphone – a cui, talvolta, non si presta attenzione, presi dalla smania di scattare, ma che possono fare la differenza.

Il consiglio più importante rimane, però, quello di sperimentare divertendosi. I bambini offrono infinite occasioni!

Federica non è una fotografa professionista ma sta studiando per realizzare il suo sogno. La sua passione è iniziata decisamente presto, già alle elementari scattava foto a tutto e tutti con la sua usa e getta e trascorreva volentieri il tempo a guardare foto e album di famiglia.

La passione si è trasformata in qualcosa di più serio verso i 18 anni. Inizialmente da autodidatta, poi seguendo corsi per imparare la tecnica, confrontarsi con esperti, trovare contatti e iniziare a mostrare qualche primo lavoro. Al momento sta continuando la sua formazione universitaria e portando avanti, allo stesso tempo, alcuni progetti fotografici, tra cui uno molto interessante sulle drag queen.

Su instagram la trovate come @federica.nota. I suoi ritratti mi colpiscono sempre per la loro particolarità e per la ricerca che c’è dietro.

Per Federica fotografare i bambini è un ottimo esercizio, non così lontano dal suo sogno di lavorare in ambito giornalistico. Ci sono, infatti, almeno due elementi comuni tra queste due attività apparentemente distanti: saper calibrare, come fotografo, quanto essere spettatore e quanto partecipe della scena; essere sempre pronto a cambiare tempi, aperture e impostazioni.

Abbiamo passato un bel pomeriggio insieme, tra il Parco del Valentino e le giostre di Natale.

Tra una chiacchiera e tanti scatti a Teo, ho cercato di raccogliere alcuni consigli:

  • Rispettare la prospettiva del bambino. Ci avete fatto caso? Soprattutto all’aperto, si tende spesso a fotografare i bambini dalla prospettiva dei grandi, cioè scattando dall’alto verso il basso. Non che sia un errore ma – a meno che non si abbia in mente uno scatto creativo tipo flat lay – il suggerimento è quello di mettersi al loro livello di occhi, sedendosi per terra o inginocchiandosi. Sembra banale ma cambia moltissimo il risultato finale. In questo modo si hanno due vantaggi: includere anche l’orizzonte dietro al bambino e non solo la terra (che diciamo non è proprio il massimo da vedere) e, soprattutto, scattare una foto dal suo punto di vista, dando al soggetto più forza all’interno della fotografia.

  • Riempire l’inquadratura. Sia per gli scatti all’aperto che per quelli in ambienti chiusi, è consigliabile avvicinarsi sempre al bambino, che deve essere l’elemento di spicco, evitando di riprendere troppi elementi che potrebbero distrarre l’osservatore e togliere bellezza alla foto. Soprattutto quando si fotografano i bimbi, per creare immagini dal forte impatto, è sufficiente puntare sui primissimi piani per creare un ritratto decisamente più intimo e accattivante. Se si utilizza il cellulare, il consiglio è di non usare lo zoom della fotocamera per non perdere qualità dell’immagine. E’ preferibile tenersi leggermente indietro rispetto alla giusta inquadratura, così si avrà più spazio per re-inquadrare e poi ritagliare l’immagine rispetto al soggetto principale.

  • Catturare le emozioni e ritrarre le prime conquiste. Le foto dei bimbi sono emozionanti non solo quando ritraggono momenti di gioia. La sfida è cercare di catturare più emozioni possibili: quando sbadigliano, sono eccitati o arrabbiati. Inoltre, è bello anche fermare in uno scatto momenti unici nella vita dei bambini, come la prima volta in cui si allacciano le scarpe, salgono su una giostra, vanno in bici senza rotelle o imparano a scrivere il proprio nome. Si può anche provare a concentrarsi soltanto sui particolari: le mani impegnate nella nuova attività; i piedini che spingono sui pedali, etc.

  • Farli divertire. I bambini, si sa, sanno essere poco pazienti. Per non annoiarli e avere foto naturali e divertenti può essere vincente puntare su “stratagemmi” come bolle di sapone, palloncini, lecca-lecca, elementi naturali, come foglie o altro a seconda delle stagioni, per gli scatti all’aperto.

Passando, infine, ai suggerimenti più tecnici:

  • Preferire sempre la luce naturale. La luce è tutto. Il luogo perfetto o una composizione interessante non sono nulla senza la luce giusta. Una delle cose più difficili è trovare una buona luce, non forte ma nemmeno eccessivamente fioca, calda ma non troppo. E’ sempre preferibile la luce naturale; le ore del tardo pomeriggio, le cosiddette golden hours, sono le migliori, ma anche le giornate nuvolose sono ottime per scattare bei ritratti ai bambini, perché permettono loro di mantenere gli occhi aperti e rilassati. Un altro piccolo suggerimento, se si fotografa in casa o in altro ambiente chiuso, è quello di ritrarre il bambino nella stanza più luminosa, possibilmente vicino ad una finestra per sfruttare al massimo la luce diffusa che entra ed evitare il flash, che generalmente appiattisce l’immagine, eliminando le ombre sottili che danno profondità e realismo al viso.

  • Scattare dopo la pioggia. Una situazione interessante per scattare ottimi ritratti ai bambini e trovare una luce unica è farlo subito dopo la pioggia, in tutte le stagioni. Giocare con le pozzanghere sarà molto divertente e la foto ne guadagnerà in naturalezza. La pioggia trasforma, spesso, scene banali in immagini suggestive grazie a bellissimi giochi di riflessi.
  • Provare lo scatto multiplo. I bambini non amano i ritratti in posa, si agitano, corrono, saltano. Se si usa una reflex o uno smartphone che permette uno scatto multiplo, provare ad impostare una velocità di scatto il più alta possibile.
  • Studiare la composizione fotografica e concentrarsi su un dettaglio. La capacità di vedere la foto prima dello scatto è sicuramente un talento, ma si può sempre migliorare. Ho trovato particolarmente interessanti ed efficaci questo video basato sulle foto di Steve McCurry e questo articolo su come i grandi maestri della fotografia gestiscono la composizione. Federica mi spiegava che se si utilizza una reflex, per un ritratto è preferibile provare aperture di diaframma maggiori (es. f/1.8) in modo da mettere a fuoco un solo dettaglio per farlo risaltare. Per il ritratto viso/mezzo busto, se, per esempio, si vuole mettere in evidenza lo sguardo del bambino è preferibile usare le massime aperture dell’obiettivo e mettere a fuoco solo la zona degli occhi, in modo da creare un contrasto tra lo sguardo e lo sfondo sfocato. E’ possibile anche provare a riprendere il soggetto di tre quarti per ritrarre solo un occhio dominante. Per il ritratto ambientato (figura intera + ambientazione) è, invece, preferibile utilizzare aperture minori (f/8, f/11 dipende dalle altre variabili) in modo da mettere a fuoco il soggetto e anche il contesto. Inoltre, per non appiattire la foto si può sistemare il soggetto su delle diagonali oppure sui punti d’incontro delle griglie che il mirino della reflex fornisce. Queste griglie sono spesso disponibili anche tra le funzioni della fotocamera dei cellulari.

  • Provare il bianco e nero. I ritratti dei volti scavati degli anziani, con le loro le rughe di espressione, acquistano senza dubbio qualcosa di emozionante in bianco e nero. Ma anche le foto dei bambini possono essere belle in b&n. Quando si scatta un buon ritratto a colori che, tuttavia, non convince fino in fondo, il consiglio è di provare a convertirlo anche in bianco e nero. Talvolta il risultato finale è ancora più interessante.

  • Editing. Parlando di smartphone, esistono tantissimi programmi per migliorare le foto. Uno dei migliori, piuttosto semplice da usare, è Snapseed, anche solo nella versione scaricabile gratuitamente. A volte, un buon ritaglio o una corretta esposizione fanno miracoli.

Vi piacciono le foto? A me moltissimo! Grazie Federica❤.

P.S. Ho scoperto che esiste l’Associazione Fotografia Italiana Neonati e Bambini, fondata nel 2014 da alcune fotografe di varie parti d’Italia. Sul loro blog ci sono anche consigli su come fotografare al meglio le feste di Natale in famiglia.

Un bacio, Elisa