Ho sempre amato la storia di Pinocchio. Da piccola, bloccata a casa per parecchi giorni causa una brutta influenza, avevo ricevuto come regalo da mio padre un bel burattino tutto di legno snodabile e il libro, che ancora possiedo e ho già iniziato a leggere a Teo.
Anche a voi appassionava la favola di Pinocchio? Avete bambini a cui proporre una gita speciale? Allora Vernante è una meta che fa per voi!
Vernante, a circa 20 km da Cuneo e 6 da Limone Piemonte, quasi al confine con la Francia, è un piccolo paese “porta di accesso” all’alta Val Vermenagna.
Per quale ragione questo borgo è l’unico al mondo con i murales di Pinocchio dipinti sui muri delle proprie case, una specie di grande libro illustrato per la gioia di grandi e piccini? Perchè proprio qui trascorse gli ultimi anni della sua vita il pittore, illustratore e fumettista torinese Attilio Mussino.
Mussino era un artista formatosi all’Accademia Albertina, specializzato soprattutto in libri e riviste per bambini (fu collaboratore del Corriere dei piccoli a partire dal primo numero del 1908 fino al 1954, anno della sua morte). Il suo lavoro più celebre è rappresentato proprio dalle illustrazioni de “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” di Carlo Collodi nell’edizione del 1911. Mussino vi lavorò per tre anni, presentando poi la sua opera all’Esposizione Internazionale di Torino, dove ottene il diploma d’onore e la medaglia d’oro.
Grazie ai suoi disegni, la figura di Pinocchio ebbe nuova vita e, per la prima volta, colore; le illustrazioni precedenti alle mussiniane, erano, infatti, in bianco e nero. Mussino riuscì a portare il burattino di Collodi dentro la grande illustrazione europea del Novecento; la sua edizione è stata la più ristampata e venduta, molto apprezzata per la capacità dell’artista di penetrare il testo e renderlo leggibile attraverso il disegno.
Dopo la morte al fronte del suo unico figlio, durante la seconda guerra mondiale, e quella della prima moglie, avvenuta poco dopo, Mussino si trasferì a Vernante con la collaboratrice di casa, Margherita, originaria del paese del cuneese, che divenne la sua seconda consorte. La donna convinse il marito a tornare a dipingere.
Fu un grande successo: non solo l’artista riprese in mano i pennelli ma, addirittura, il suo studio, sito nella strada principale del paese (in Via Umberto I, al numero 85), diventò una scuola gratuita per tutti coloro che desideravano apprendere l’arte del disegno e della pittura.
Mussino trascorse in questa piccola località gli ultimi anni della sua vita, dal 1944 al 1954, ben voluto da tutti tanto da essere ricordato affettuosamente come lo “zio di Pinocchio”. Presso il cimitero del paese la sua tomba è vegliata da un Pinocchio che piange.
A partire dal 1989, alcuni abitanti di Vernante cominciarono a dipingere scene tratte dalle avventure di Pinocchio sui muri delle case, rifacendosi fedelmente al lavoro del Maestro. Oggi, oltre 150 murales decorano le strade del centro storico, creando una suggestiva visione e regalando un aspetto decisamente fiabesco al paese.
Vernante ha dedicato a Mussino anche un piccolo Museo, al suo interno sono state raccolte alcune delle sue opere lasciate in eredità al paese dalla seconda moglie dell’artista, tra cui la prima edizione illustrata del Pinocchio del 1911.
Vernante è solo uno dei numerosi paesi dipinti che si possono scoprire girovagando per la nostra regione e per l’Italia. In questo post vi avevo già parlato della nostra gita ad Usseaux, in Alta Val Chisone; se poi volete scoprire altri paesi con murales vi segnalo il sito di un’associazione di cui ho scoperto l’esistenza di recente: l’Assipad (Associazione italiana paesi dipinti), che cerca di sostenere il turismo in questi centri, a volte molto piccoli e quasi sconosciuti, promuovendo l’insolito e prezioso patrimonio che possiedono.
Durante la nostra gita a Vernante di qualche settimana fa, per goderci la giornata di sole, abbiamo preferito mangiare all’aperto (in direzione Val Grande c’è un’area pic-nic con tavoli e fontane), comprando pizza e dolcetti nel forno vicino alla chiesa principale del paese (la bellissima Chiesa di San Nicolao).
Dopo pranzo abbiamo continuato il giro alla scoperta del paese – ogni angolino nasconde un affresco – e poi siamo andati ai giardini vicino agli impianti sportivi comunali e al cimitero. Il muro esterno del camposanto, confinante con il parco, è stato decorato, con l’aiuto degli alunni della scuola media, da un nuovo lunghissimo e bellissimo murales.
Assolutamente da non perdere!
Prima di salutarvi, vorrei ancora parlarvi di una mostra, piccola ma davvero ricca e interessante, appena inaugurata nella Galleria Spagnuolo di Palazzo Lascaris (sede del Consiglio regionale del Piemonte in via Alfieri 15 a Torino), dal titolo: “Pinocchio, diritti e rovesci di un bambino di legno”.
Questa mostra è anche un’occasione per parlare di diritti dell’infanzia in vista del prossimo 20 novembre, Giornata internazionale dei Diritti dei Bambini.
L’esposizione raccoglie opere pittoriche, grafiche, oggetti e pubblicazioni originali legati al personaggio ideato da Collodi, provenienti da varie collezioni private. Ci sono opere di Luzzati, Musante e di molti altri artisti. Anche un Pinocchio dal set dello sceneggiato televisivo di Comencini del 1972.
Apre la mostra un video intitolato “Pin-Occhio”, in cui sono stati raccolti brani di film, opere teatrali e video clip sul burattino più famoso del mondo.
La mostra, organizzata dall’Associazione culturale Magica Torino, è visitabile dal 7 novembre al 7 dicembre 2017 con orario 9 – 17 dal lunedì al venerdì (ingresso gratuito).
Numerose sono le interpretazioni date alle intenzioni affidate da Collodi al suo personaggio: pedagogiche, idealistiche, teologiche, antropologiche, psicoanalitiche, esoteriche, ma l’affermazione di Benedetto Croce è forse quella più veritiera:
“Il legno, di cui è tagliato Pinocchio, è l’umanità”.
Pinocchio è, senza dubbio, il figlio che nessuno vorrebbe avere: disubbidiente, bugiardo, anarchico, ribelle, violento, irriverente, a volte cinico, amorale, opportunista, assassino, quando colpisce con una martellata il Grillo Parlante per zittire la coscienza scomoda, un delinquente che finisce in prigione, non ama studiare, marina la scuola e si fa influenzare dalle cattive compagnie.
Nel leggere o rileggere le sue avventure, ancora oggi ci si pone l’interrogativo: se Pinocchio fosse stato un bravo burattino sarebbe diventato ugualmente un bambino in carne ed ossa?
Dunque la provocazione di Collodi potrebbe essere: quanto “male” occorre per essere o diventare umani?
Ciao, Elisa