Per costruire, giocando, un mondo di pari opportunità.

Il gioco è una cosa seria.

Anzi, tremendamente seria.
(Jean Paul)

Quando bambine e bambini giocano sono impegnati in un’attività serissima che spesso noi adulti non cogliamo fino in fondo. Giocando, sviluppano competenze cognitive ed emotive e si preparano al loro futuro di donne e uomini.

Teo, come tutti i bimbi della sua età, si diverte con gli oggetti più diversi, gioca con tutto ciò che trova a disposizione. Ama giocattoli, per così dire, “tipicamente maschili” come trenini, macchinine, etc, ma gioca molto volentieri anche con un piccolo bambolotto (regalo della cuginetta Bibi) al quale spesso cambiamo il pannolino o facciamo il bagnetto, un carrello della spesa che adora riempire e svuotare in ogni angolo della casa, una scopa e un aspirapolvere con cui pulisce i pavimenti e, da ultimo, una piccola cucina di legno ricevuta da poco dai nonni e che già ama moltissimo.

Questo post nasce, quindi, da alcune riflessioni sul tema del gioco e sugli sforzi per superare, anche in tale ambito, gli stereotipi di genere (e non solo) che impediscono ai più piccoli di crescere in modo completamente libero. 

Vorrei condividere con voi alcune proposte davvero molto interessanti per giocare e leggere senza stereotipi.

E’ vero che oggi non ci sono più enormi differenze, come in passato, tra l’educazione di un maschio e quella di una femmina ma, anche se l’educazione tende ad essere, per così dire, unisex, le dichiarazioni di principio vengono spesso, in realtà, contraddette da quelle che sono le aspettative più profonde e inconsce.

Non voglio generalizzare, né passare per pressapochista, ma credo che tutti tendiamo a lanciare ai nostri bimbi, senza farci troppa attenzione, messaggi “tradizionali”.
Anche nella scelta di giocattoli, fiabe e cartoni animati si tende a condizionare precocemente i bambini ad assumere un ruolo “maschile” o “femminile” nel senso più tradizionale del termine. L’industria e il marketing dei giocattoli ne offrono esempi lampanti: il mondo dei piccoli è suddiviso in rosa e azzurro, con tipologie di giochi che, molto spesso, prevedono ancora giochi “attivi” e di abilità cognitive per i maschi e giochi “passivi” e di cura per le femmine.

Enfatizzare troppo queste distinzioni contribuisce, però, a rafforzare stereotipi di genere nell’immaginario collettivo e a trasmettere alle nuove generazioni una serie di vincoli o, comunque, di condizionamenti mentali, che frenano la loro possibilità di crescere sviluppando talenti personali e originali.

Il mondo adulto ha, pertanto, una responsabilità enorme in questo processo.

Tutto dipende dall’esempio che trasmettiamo, fermo restando che parlare di uguaglianza e parità non significa assolutamente annullare le differenze tra maschi e femmine, né agire sull’identità di genere. Maschi e femmine sono diversi, ma le loro differenze non sono determinate dagli stereotipi e dalle categorie sociali.

Nel mio piccolo, cerco di fare molta attenzione ai messaggi che trasmetto al mio bambino. Desidero che Teo sperimenti e giochi con qualunque cosa attiri la sua attenzione e fantasia, senza preconcetti e limitazioni.

Sarebbe davvero bello riuscire a trasmettere alle bambine e ai bambini la possibilità di immaginare per sé ruoli più ampi, al di là degli stereotipi di genere che ancora (è innegabile!) imperversano, affinché sperimentino senza preclusioni, per crescere in modo più armonioso e rispettoso.

I bambini, se lasciati liberi di esprimersi ed esplorare, giocherebbero mettendo in campo tutti i colori della loro personalità, sia le componenti maschili che quelle femminili, esprimendo sia gli aspetti di tenerezza che di aggressività. Spazierebbero dal divertirsi con le bambole a improvvisare una guerra, senza preoccuparsi di ruoli o identità di genere.

Leggevo da qualche parte e condivido che la vera rivoluzione nell’attitudine educativa di noi genitori e insegnanti dovrebbe essere quella di cercare di valorizzare nel bambino proprio quelle differenze che rappresentano la sua individualità di persona, indipendentemente dal sesso e dalle aspettative degli adulti.

Come vi dicevo, vorrei ora condividere con voi alcuni suggerimenti, davvero belli e originali, che ho scovato on line per giocare e leggere senza stereotipi.

Iniziamo dai giochi di Pariqual (Equal Opportunity Games) di Barbara Imbergamo.

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Nel 2013, con un crowdfunding molto fortunato, è nato questo progetto per provare a costruire giochi divertenti e educativi, affrontando in maniera leggera e delicata il tema delle differenze di genere, ma non solo.

L’idea è di offrire a bambine e bambini giochi per familiarizzare con leggerezza con temi che i grandi discutono solo in modo difficile, contribuendo a superare le divisioni tra nazionalità, a mettere in discussione gli stereotipi di genere, a dare spazio alle diverse tipologie familiari e preferenze sessuali che popolano il nostro mondo.

Tra i personaggi di Pariqual non ci sono principi e principesse, ma bambine e bambini differenti per aspetto e colori, donne e uomini che svolgono i mestieri più disparati (esploratrici ed esploratori, ruspisti e ruspiste…), famiglie multiculturali e tanto altro.

Vi segnalo, in particolare, Paridù e Paricard.

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Paridù è un gioco di ritagli e calamite, consigliato a partire dai 3 anni, che ribalta gli stereotipi di genere ed etnici e propone, sia alle bambine che ai bambini, due scenari di gioco differenti (un cantiere e una cucina) e offre l’occasione per vedere che non ci sono giochi da femmina e da maschio ma semplicemente giochi. (Prezzo circa 10 euro).

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Paricard è un gioco di carte per divertirsi da soli o in compagnia. Sono carte che raccontano la parità e lo fanno con naturalezza, offrendo a bambine e bambini immagini e parole che siano da spunto per inventare storie, per lo più assurde e divertentissime. La loro particolarità sono i personaggi che aprono sguardi sulle tante sfaccettature del mondo, proponendo figure inclusive e positive. (Prezzo circa 15 euro)

I giochi di Pariqual sono immaginati, disegnati e prodotti in Italia; se siete interessati ad acquistarli, qui potete trovare tutte le modalità.

Molto interessante è anche Il Gioco del Rispetto, nato nel 2013, con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia e dell’Università degli studi di Trieste, come progetto dedicato alle scuole dell’infanzia, ma sviluppatosi ben presto anche per rispondere alle richieste delle famiglie, che volevano avere per sé e per i propri figli e figlie uno strumento per giocare e parlare di pari opportunità.

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Dal 2016 è, quindi, disponibile la versione Home edition, che contiene tre proposte di gioco per bambine e bambini dai 3 ai 7 anni:

– la storia di Red & Blue, per immaginare rapporti solidali tra generi, in cui ognuno è libero di seguire il proprio talento (12 tavole illustrate, due amici, un maschio e una femmina che affrontano un cammino avventuroso aiutandosi a vicenda, al di là degli stereotipi);
– il memo dei mestieri, per imparare che uomini e donne hanno pari opportunità di fare le stesse cose anche se sono diversi tra loro (un gioco di memoria visiva che abbina 20 coppie di maschi e femmine che svolgono lo stesso mestiere);
– il puzzle double face, per scoprire che “un astronauta” può anche avere l’apostrofo  😉
(35 pezzi compongono da un lato la figura di un astronauta maschio e dall’altro la figura di un’astronauta femmina. E fino all’ultimo non si sa mai quello che verrà fuori).

Il Gioco del rispetto si può acquistare online oppure, a Torino, presso la Libreria Linea 451 di Via Santa Giulia 40/a.

Vorrei ancora parlarvi di altri due strumenti ludici per l’educazione di genere che mi sono stati segnalati: Ciao Maramao e Conosci Andrea?.

 

Questi due giochi sono stati progettati a Lucca nel 2008 dalla Dr.ssa Giuseppina Diamanti (psicologa, psicoterapeuta ed insegnate) nell’ambito del progetto Gioca la Differenza. Scegli l’opportunità, al fine di promuovere la conoscenza e la valorizzazione delle differenze tra pari, nell’infanzia e nella prima adolescenza. Entrambi mirano a contrastare la formazione di pregiudizi e stereotipi basati sulle differenze tra maschi e femmine. Obiettivi educativi dei due giochi sono sviluppare, attraverso il divertimento, una maggiore consapevolezza dei meccanismi di comunicazione, nonché atteggiamenti costruttivi e collaborativi.

Ciao Maramao è un divertente gioco di carte destinato a gruppi di bambini e bambine dai 5 agli 8 anni. È composto da 96 tessere che ritraggono bambine e bambini intente/i in attività differenti (curare un cucciolo, leggere, giocare all’aria aperta, sistemare fiori, etc..). Il gioco è concepito come una sorta di domino delle differenze.

Conosci Andrea? è, invece, un gioco cooperativo coinvolgente pensato per bambini della scuola primaria, dagli 8 anni in su. Nucleo centrale del gioco è la plancia sui cui è disposto un percorso immaginario che si chiama la città dei bambini  su cui si possono trovare alcuni edifici (la scuola, la biblioteca, il ristorante…), alcuni luoghi (il parco, la spiaggia…) e incontrare alcune persone. I luoghi e i personaggi che si incontrano permettono ai partecipanti di avere degli indizi per capire chi sia Andrea. Le carte rappresentano diverse professioni al maschile e al femminile: Andrea, infatti, è un nome che si presta all’uno e all’altro sesso. Oltre alle carte-personaggi il gioco è corredato da una serie di carte imprevisto: sono delle vere e proprie ingiustizie dove l’arbitrarietà vince sul diritto (perdite motivate da discriminazioni, momenti in cui si nega il rispetto a qualcun altro su basi arbitrarie etc…). Queste carte hanno lo scopo di mettere in luce la scorrettezza di un comportamento basato su un pregiudizio o uno stereotipo e, di conseguenza, educare al rispetto delle differenze.

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Se, come famiglie o insegnanti, siete interessati a questi due giochi, vi consiglio di scrivere direttamente a Giuseppina, questa è la sua pagina facebook:https://www.facebook.com/giuseppina.diamanti?fref=tsSarà disponibile e felice di rispondere ad eventuali domande e di farvi conoscere ancora meglio le sue due creature. 😉

Per concludere, voglio parlarvi di Scosse, un’associazione di promozione sociale nata nel 2011 a Roma grazie ad una start-up dell’università di Tor Vergata, che si propone di contribuire alla costruzione di uno spazio pubblico aperto, partecipato e solidale, contro ogni esclusione sociale. Tra le altre cose, Scosse si propone di diffondere, già dalla primissima infanzia, l’educazione al rispetto delle differenze e alla decostruzione degli stereotipi.

Curiosando nello spazio Leggere Senza Stereotipi, desidero segnalarvi solo qualche titolo tra quelli che hanno catturato maggiormente la mia attenzione. Il loro archivio bibliografico è molto ricco, frutto del lavoro quotidiano di formatori, insegnanti e altre figure professionali che lavorano a contatto con la fascia di età 0-6 anni.

Sono idee per creare una piccola biblioteca casalinga che contribuisca ad insegnare ai più piccoli a leggere il mondo in modo più libero.

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dal sito di Scosse

C’è qualcosa di più noioso di una principessa rosa?

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Carlotta era una principessa rosa, col suo vestito rosa e il suo armadio rosa, pieno di vestiti rosa… Ma Carlotta era arcistufa del rosa! Voleva vestire di rosso, verde, giallo e violetto e non aveva alcuna voglia di baciare rospi su rospi per trovare il principe azzurro. La sua perseveranza riuscirà a rendere le principesse libere di correre, giocare e vivere avventure come gli altri personaggi e vestirsi come gli pare? Età di lettura: dai 3 anni.

Piselli e Farfalline. Son più belli i maschi o le bambine?

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Della differenza – ormai l’avrai capita- non possiamo fare senza! Perché serve alla vitaUn libro che spiega in maniera semplice e divertente, senza mai scadere nel didascalismo o nella volgarità, che è bello essere maschi come essere femmine, che le femmine e i maschi possono fare le stesse cose, che hanno abiti ed abitudini diverse ma l’unica grande differenza tra loro sta nel corpo. Un libro per tutti quei genitori di bambini che sono alla scoperta del loro corpo. Adatto dai 4/5 anni.

Andiamo papà!

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Un libro molto divertente per leggere senza stereotipi. E’ la storia di un ragazzino, Jo Junior, che vive con il papà. Una mattina il papà lo invita a pesca. Come ogni bambino felice, si veste, si pettina, si lava in un baleno e inizia a sollecitare il padre con inistenza (Andiamo papà!) ma il papà non è ancora pronto. Prima devono fare la colazione, lavare i piatti, passare l’aspirapolvere, pulire la casa, preparare il pranzo…e mentre il papà si dà un gran da fare, Jo stufo decide di sparire. Inizia così una piccola odissea circolare che da una nocciolina lo porta nello stomaco di una gallina, di un lupo e di un pesce gatto, fino ad essere salvato dal suo papà.
Un libro che parla di una famiglia monogenitoriale e insegna ai nostri bambini che fare le pulizie di casa non è un’attività esclusivamente femminile, perché anche gli uomini possono aiutare senza doversi vergognare di nulla. Età di lettura: dai 3/4 anni.

piccolo blu e piccolo giallo

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Un classico per l’infanzia, pubblicato nel 1959 e letto da generazioni di bambini.  E’ la storia di una grande amicizia tra due macchie di colori; dal loro abbraccio nascerà qualcosa di nuovo e sorprendente. Un libro che è una meraviglia: racconta, disegna e insegna l’uguaglianza e l’amicizia, con gioia e tenerezza. Dai 2/3 anni.

 Io e Te 

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Vorrei tanto essere come te! E io vorrei tanto essere come te! Coniglietto vorrebbe assomigliare a Porcellino e viceversa. Ma mentre si sforzano di assomigliarsi, i due amici scoprono di piacersi proprio così come sono! La storia ha un grande messaggio da trasmettere: la nostra bellezza sta nell’essere diversi e unici. Un libro sull’amicizia e la valorizzazione delle differenze. Età di lettura: dai 2/3 anni

Seguimi! (una storia d’amore che non ha niente di strano)

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SEGUIMI in questo lungo viaggio e capirai quanto è straordinaria l’ovvia irrazionalità dell’amore puro. Un grande elefante con nei violetti e una piccolissima formica con il vitino da vespa si vogliono bene: che cosa c’è di strano? La straordinaria normalità dell’amore, oltre le differenze, narrata ai bambini con una storia semplice, surreale e meravigliosa. Una fiaba d’amore insolita, ma con tutti gli elementi che l’accomunano alle altre storie d’amore. Dai 4/5 anni ma anche per i grandi dal cuore tenero! 😉

Da quel giorno,

in una conchiglia

che sta sul fondo di una bottiglia,

che sta sul bordo di un cammino,

che sta nascosto dentro un cestino,

che dentro un formicaio resta,

perso nel mezzo della foresta…

una formica nera e un elefante grigio

vivono un amore (con vitino di vespa e nei violetti)

CHE NON HA NIENTE DI STRANO!

A presto, Elisa 🙂

4 risposte a "Per costruire, giocando, un mondo di pari opportunità."

  1. se un bambino maschio vuole giocare con la Barbie deve poterlo fare, se vuole giocare con i soldatini deve poterlo fare, se una bambina vuole giocare coi soldatini deve poterlo fare, e se vuole giocare con la Barbie deve poterlo fare, in ogni caso crescerà libera ma i suoi desideri vanno rispettati

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